Sta diventando il rebus dell’estate: che ne sarà di corso Vittorio Emanuele? Incontri, sopralluoghi e vertici non sono bastati a chiarire il futuro dell’unica grande direttrice nord-sud di Pescara. E neanche la commissione grandi infrastrutture che si è svolta ieri, proprio lungo il corso, è riuscita a sciogliere il nodo, nonostante fosse presente il responsabile amministrativo del progetto Domenico Ballone. Se infatti è vero che la decisione finale spetta all’amministrazione comunale, sta ai tecnici chiarire se dopo i lavori la strada può o meno accogliere traffico veicolare in sicurezza. Ma Ballone, incalzato dagli esponenti del Movimento 5 stelle e dai commercianti, contrari alla chiusura della via e accorsi in massa durante il sopralluogo, ha glissato la domanda con un laconico «è una decisione che spetta alla politica», lasciando intendere che comunque non ci sono controindicazioni alla riapertura al traffico.
L’attuale opposizione, dal canto suo, ha ribadito che l’arteria è nata per ospitare Filò e quello dev’essere il suo destino. «Il progetto del corso aveva due finalità - ha ricordato il capogruppo Fi Antonelli -: la riqualificazione complessiva di una delle strade principali del centro e la realizzazione di un percorso dedicato alla filovia. Noi pensiamo che quegli obiettivi siano ancora attuali e faccio fatica a commentare le proposte della maggioranza, perché nelle ultime settimane ho sentito tante proposte diverse, ma nessuna presa di posizione concreta». Anche il leader di Pescara futura difende le scelte della passata amministrazione, di cui è stato principale artefice, e aggiunge: «Questa strada è assolutamente adatta a diventare una zona 30, un limite di velocità severo per far convivere mezzi pubblici e utenza debole. Coniugare marciapiedi a raso e pedoni è assolutamente possibile, succede anche in altre città del mondo, e se la bretella nell’area di risulta è solo una soluzione provvisoria, creare una viabilità alternativa valida spetta al governo cittadino». Ma la bretella è l’unica possibile soluzione e questo avvalora la tesi di chi sostiene che la pedonalizzazione del corso sarebbe soltanto il cavallo di Troia per l’urbanizzazione dell’area di risulta. Sta di fatto che, intanto, la maggioranza continua a temporeggiare: «Il sindaco immagina di istituire un senso unico lungo corso Vittorio, ma io ho delle riserve - ha dichiarato il presidente della commissione Pagnanelli -. O si procede con la pedonalizzazione o si riapre totalmente al traffico. Credo, comunque, che sia necessario indire un referendum consultivo in modo da coinvolgere tutti i cittadini».
Un ponte pedonale in piazza Unione. Secondo i tecnici è l’unica soluzione per l’attraversamento
Un ponticello pedonale per collegare Ponte Risorgimento con piazza Unione, scavalcando l’uscita dell'asse attrezzato. È l’unica soluzione possibile, secondo i tecnici e la polizia municipale, per permettere a chi vuole raggiungere Pescara vecchia, arrivando da nord, di farlo in sicurezza e senza dover superare, a causa del nuovo rondò, cinque attraversamenti pedonali. L’idea è già al vaglio dell’amministrazione comunale; ieri il vicesindaco Del Vecchio, nel primo vero giorno inaugurale della rotatoria di piazza Unione, ha svolto un sopralluogo su richiesta degli operatori commerciali della zona. «Insieme all’assessore al commercio Cuzzi ho voluto verificare la situazione del traffico dopo l’apertura del nuovo rondò - racconta -. Ho riscontrato un clima di malumore diffuso fra i commercianti e i residenti della zona, principalmente legato alle novità in materia di viabilità. Esattamente come temevo, dato che un anno fa mi ero schierato apertamente contro questo progetto, la real piazza è stata sostituita da una real rotatoria, che ha la sola funzione di gettare nel caos il traffico cittadino».
Traffico destinato sicuramente ad aumentare in quella zona. L’uscita dell’asse attrezzato in piazza Unione, infatti, è sempre stata considerata dagli automobilisti dell’area metropolitana opzione di riserva, cui ricorrere in alternativa a piazza Unione e Torri Camuzzi. Questo perché non permetteva di raggiungere agevolmente il centro, mentre ora, con la rotatoria e l’istituzione del diritto di precedenza per chi arriva dal raccordo, la situazione è capovolta. «Il problema, dunque, è tutto dei pedoni - continua il vicesindaco -, che si trovano costretti ad aggirare il rondò, con tutti i rischi che ne conseguono e con continue interruzioni del flusso del traffico. Le criticità appaiono evidenti già oggi, con le scuole chiuse e i cittadini in ferie, mi chiedo quindi cosa accadrà in autunno, quando la zona tornerà anche ad ospitare il popolo della movida». Quello che arriva al pettine è il fondamentale nodo urbanistico rappresentato dalla presenza dello svincolo del raccordo autostradale in una porzione di città di grande valore torico, che ha nel corso degli ultimi anni ha recuperato peraltro funzioni di pregio nel campo del tempo libero e nel campo direzionale, con l’apertura del palazzo del Consiglio regionale. Il rondò, pensato per assecondare le esigenze di mobilità poste dallo svincolo, non poteva che andare in rotta di collisione con altre dinamiche della vita cittadina. Uscirne non sarà facile.
Secondo Del Vecchio, che oggi si ritrova con il cerino in mano, il problema è frutto «di un progetto frettoloso e approssimativo. Il cantiere è stato aperto durante la campagna elettorale e adesso ci ritroviamo a dover affrontare quest’ennesimo pastrocchio. Se avessimo potuto avremmo risparmiato alla città questi lavori, ma adesso ciò che possiamo fare è solo studiare una soluzione per i pedoni». E l'unica possibile sembra essere proprio un ponticello di legno tra la parte nord del Ponte Risorgimento e piazza Unione. Esteticamente, un insulto al carattere monumentale del ponte. «A questo punto utilizzeremo i fondi per la duna per realizzare una passerella rialzata che permetta ai pedoni di raggiungere l'area pedonale», conclude del Vecchio.