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Pescara, 24/11/2024
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Data: 07/08/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il governo accelera i tagli: 2 miliardi dalle detrazioni. Nel mirino soprattutto gli sgravi fiscali per autotrasporto e spese veterinarie

ROMA «La sberla sarebbe ancora peggiore per il Paese». Così, in Via XX Settembre, tengono il punto sulla manovra correttiva che, giurano, non ci sarà. «Siamo nelle condizioni di governare la barca in mare aperto» ripetono gli uomini vicini al ministro Padoan che comunque viene descritto come un uomo «preoccupato». I ragionamenti che si fanno al Tesoro, dove sapevano da alcuni giorni che l’Istat avrebbe gelato le aspettative di crescita indicando un Pil al di sotto dello zero, sono improntati alla calma. La recessione, certo, costringe gli uffici tecnici e politici a rifare i conti sui saldi di bilancio 2014. Ma c’è la convinzione che il quadro, anche se a fatica, possa tenere. E, semmai, il problema si presenterà ad ottobre quando il governo, in chiave 2015, sarà costretto a costruire una legge di Stabilità molto più pesante rispetto ai 20 miliardi ipotizzati negli ultimi mesi. «La situazione preoccupa e non è esaltante» si ammette senza mezzi termini.
I NODI
Tuttavia i margini per evitare lo spettro dell’aggiustamento contabile ci sarebbero. Il deficit che il governo ha fissato per fine anno al 2,6% salirà, questo è inevitabile, per effetto della crescita negativa. Il punto è capire se può arrivare a sfondare quota 3% oltrepassando il limite fissato dai trattati europei. Passaggio che vorrebbe dire manovra sicura. Ecco, al Tesoro sono convinti che se pure a fine anno il Pil dovesse restare intorno a quota 0 con una differenza dello 0,8% rispetto alle previsioni del Def, il deficit resterebbe comunque entro i limiti imposti da Bruxelles. Un convincimento al limite dell’atto di fede in quanto il documento di economia e finanza annota che, con la crescita allo 0,3%, il deficit si spingerebbe fino al 2,8%. Insomma si balla sul filo del rasoio ed è difficile pronosticare come andrà a finire. Ambienti di Palazzo Chigi, comunque, fanno notare che un aiuto potrebbe arrivare proprio dall’Istat che a settembre modificherà i criteri di calcolo del Pil includendo voci al momento escluse come le attività illegali. Il dato sulla ricchezza nazionale, secondo una stima della Commissione europea, potrebbe crescere di 30 miliardi riducendo il deficit dello 0,1%. Se però alla fine la situazione si deteriorasse («ma gli 80 euro di bonus potrebbero ancora incidere e la produzione industriale ha fatto un bel balzo» annota una fonte governativa), allora il piano manovra scatterebbe. Con un intervento che potrebbe essere molto simile a quello messo in pista dal governo Letta (1,6 miliardi) per sistemare il buco di bilancio nel 2013. Il governo non sarebbe affatto impreparato all’evenienza e alcune ipotesi sono state abbozzate.
I RISPARMI
Gli occhi del Tesoro restano vigili sulle detrazioni e le agevolazioni fiscali delle quali usufruiscono cittadini e imprese per ridurre il peso delle tasse. Una torta da 152 miliardi che nel 2014 ha visto crescere il conto di altri 400 milioni. Occorre dire che almeno l’80% delle cosiddette tax expenditures è assolutamente blindato perchè si tratta di spese mediche, sgravi familiari per figli a carico e bonus previdenziali. Ma nel mazzo delle oltre 200 voci ci sono elementi sui quali, dicono in Via XX Settembre, «è giunto il momento di intervenire con energia». Nel mirino potrebbero finire, ad esempio, le detrazioni per le spese veterinarie, quelle per gli autotrasportatori e alcuni sussidi per le spese funerarie. Quanto si potrebbe ricavare affondando il bisturi in questa e molte altre direzioni? Il conto non è facile ma in gioco ci sarebbero almeno 2 miliardi di euro. Sullo sfondo i tagli a ministeri e amministrazioni. Che però non convincono del tutto in quanto buona parte sono già stati considerati e cifrati per circa 4,5 miliardi di euro nel dossier spending review

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