CHIETI - Non sempre le avventure politiche e amministrative dei professori hanno avuto fortuna, vedi quella del’ex premier Mario Monti.
Potrebbe andare diversamente per Luciano D’Amico, rettore dell’Università di Teramo e luminare di economia aziendale, indicato a sorpresa dalla Giunta di Luciano D’Alfonso come presidente dell’Arpa, una delle tre società di trasporto pubblico regionali.
A far discutere è, però, il suo doppio incarico e il conseguente, doppio stipendio pubblico: i circa 100 mila euro lordi da docente e i circa 59 mila euro come presidente Arpa, che possono essere per legge cumulabili, previo assenso dell’ateneo teramano.
A spezzare una lancia a favore di questa opzione, confermata dallo stesso D’Amico ad AbruzzoWeb, è però Franco Rolandi, segretario regionale della Filt-Cgil Abruzzo che commenta con grande favore la nomina di D’Amico e coglie l’occasione per chiedere piuttosto la rimozione degli altri componenti del cda facendo di D’Amico l’amministratore unico, nonché la riduzione dei compensi e del il numero dei dirigenti.
“D’Alfonso ci ha ascoltato - spiega Rolandi ad AbruzzoWeb - avevamo chiesto una figura di prestigio e di spessore e D’Amico oltre a essere un esperto di economia aziendale ha fatto numerose consulenze per l’Arpa. Questo è quello che conta".
"Poi, per quanto ci riguarda, l’importante è che D’Amico dedichi all’azienda tutto il tempo necessario per centrare gli obiettivi - prosegue - e non ci vedo nulla di male che percepisca il compenso tutto sommato modesto, per gestire una realtà che compreso l’indotto riguarda oltre mille dipendenti".
Anche perché, osserva Rolandi, non è che il suo predecessore, ex presidente dimissionario Massimo Cirulli “si dedicasse a tempo pieno a dirigere l’azienda, anzi trascorreva più tempo nelle aule dei tribunali a fare attività da avvocato”.
Il primo passaggio per il risanamento e al novelle vogue in Arpa per il sindacato deve essere la modifica dello statuto con l’eliminazione dei tre posti da consigliere di amministrazione, occupati attualmente da Maurizio Radichetti, Flaviano Montebello e Nicola Soria.
“L’ex presidente Cirulli ha presentato di sua sponte le dimissioni - osserva Rolandi - e non è stato un problema sostituirlo. Il contratto dei consiglieri dell’Arpa scade invece a giugno 2015, ma la Regione grazie alle prerogative dello spoil system può anche anticipare la loro decadenza".
"E optare per una governance affidata all’amministratore unico. Si otterrebbe un risparmio di 50 mila euro l’anno, corrisponde alla somma dei loro compensi, e soprattutto riteniamo queste persone, nominate dal centrodestra, non compatibili con il nuovo corso”, evidenzia.
Altra figura di cui non si sente il bisogno e che per esempio non è presente nell’organico dell’altra società di trasporto pubblico Gtm, è quella del vice direttore generale.
“Anche la sua nomina è politica, se ne potrebbe fare a meno, visto che ci costa oltre 90 mila euro l’anno, e aggiungo che andrebbero rivisti al ribasso anche i compensi del direttore generale, che percepisce 130 mila euro e dei tre dirigenti, a circa 100 mila euro l’anno ciascuno”, insiste.
Insomma, per Rolandi il compenso del neo-presidente D’Amico è un falso problema, poiché altrove sono gli sprechi.
E la madre di tutte le battaglie è quella di portare presto e bene a termine il piano di risanamento un’azienda che ha chiuso il 2013 con 13 milioni di euro di perdite ed è gravata da circa 40 milioni di debiti con banche e fornitori.
“Ci è stato proposto un piano industriale che nell’arco dei 3 anni deve portare al completo risanamento. In esso è prevista la riduzione degli sprechi e anche i lavoratori sono pronti a fare la loro parte e purché nessuno venga licenziato", afferma.
"Occorre abbattere il fenomeno diffuso dell'evasione tariffaria che in Arpa è elevatissima, ridurre il numero di appalti esterni e valorizzare le competenze interne all’azienda. Si possono unificare sedi e razionalizzare i costi degli affitti”, conclude.