ROMA Torneranno anche loro in classe il primo settembre e la pensione chissà quando la vedranno. A sessantacinque anni e più, quei 4mila docenti italiani, i cosiddetti Quota 96, ormai quota 101 e 103, o i “dimenticati” dalla legge Fornero, che nel 2012 avevano compiuto sessant’anni e raggiunto i trentasei d’insegnamento, restano bloccati. Ad attenderli, tra un paio di settimane, nuovi registri scolastici da compilare. Il piano Scuola che il governo presenterà venerdì non fa alcun accenno alla loro situazione né sembra preoccuparsi del loro immediato futuro. E la conferma è arrivata direttamente dal ministro dell'Istruzione Stefania Giannini durante il meeting di Rimini. Più di un mese fa sembrava che la situazione fosse destinata a risolversi, per quegli insegnanti che, uniti in una precisa categoria professionale, incarnano uno dei nodi più delicati che il governo sta cercando di sciogliere: la riforma del sistema scolastico e la riforma delle pensioni.
LE IPOTESI NAUFRAGATE
Tramontata per loro la possibilità di chiudere un percorso lavorativo al primo settembre grazie alla riforma della Pubblica amministrazione, quegli oltre 4mila docenti speravano di riuscire a ottenere il pensionamento con il piano Scuola o con il decreto Sblocca Italia, che sarà licenziato venerdì. Ma nessuna delle due possibilità sembra rispondere alle esigenze. Perentoria, il ministro Giannini, a chi le ha chiesto, lo scorso pomeriggio dietro al palco di Rimini, se la riforma «rivoluzionaria» per la Scuola tenga in considerazione anche il futuro dei Quota 96, ha risposto di no. «La questione - ha detto il ministro ad alcuni insegnanti - non sarà all’interno di nessun provvedimento dello Sblocca Italia o del Consiglio dei ministri di venerdì 29 agosto». In un primo momento, secondo alcune indiscrezioni, la situazione si sarebbe dovuta concludere invece proprio con lo Sblocca Italia.
I Quota 96 - cui era stato promesso dall’ex governo Letta di andare in pensione lo scorso settembre e che oggi sono destinati, invece, a rientrare in classe - sarebbero potuti andare in pensione, a partire da ottobre, rinunciando, tuttavia, al Trattamento di fine servizio. In sostanza, avrebbero sì, ripreso a lavorare, ma solo per un breve periodo. Ma nulla da fare, al contrario. Secondo quanto dichiarato dalla Giannini, proprio al meeting di Rimini, quei professori di Quota 96 dovranno essere protagonisti «attivi del miglioramento della scuola». Le associazioni di categoria, e in primis i sindacati, hanno promesso battaglia, tanto che i 4mila docenti scenderanno in piazza venerdì durante il Consiglio dei ministri.
PENSIONAMENTO SCAGLIONATO
Intanto però sembra che il governo stia valutando altre ipotesi e verificando la percorribilità di nuove strade per cercare di sbloccare la situazione. Considerata l’esistenza di una normativa ben precisa, che assegna ai docenti una sola finestra l’anno per andare in pensione - e cioè quella del primo settembre - una via alternativa sulla quale l'esecutivo sta ragionando, è quella del pensionamento scaglionato tramite la creazione di una legge ad hoc. Questo permetterebbe ai più anziani, sia per età che per anni di contributi versati, di uscire dall’insegnamento entro la fine dell’anno e procedere, poi, fino al 2016, con i restanti pensionamenti. Un'ipotesi che sembrerebbe metter d’accordo tutti, al netto delle risorse disponibili. Soprattutto i sindacati che hanno suggerito in extremis al governo le uscite forzate. Da non escludere, invece, come ipotesi pragmaticamente più realizzabile, il rinvio della questione a fine anno, quando il governo sarà chiamato a licenziare la Legge di Stabilità.