Un treno investe un cinghiale ed è costretto a tornare indietro. È accaduto ieri pomeriggio all’altezza di Scurcola Marsicana. Il treno era diretto a Roma e il macchinista, dopo l’incidente, è stato costretto a rientrare ad Avezzano, perché il convoglio è stato danneggiato dall’impatto con l’animale. Il mondo, a volte, ci parla attraverso allegorie come in un poema barocco, sotto la spinta di una torsione che carica la realtà di un surplus di significato simbolico. E’ accaduto ieri in Abruzzo, nella regione dei parchi e della natura protetta che rischia di piombare di nuovo nel suo storico isolamento anche a causa di linee ferroviarie e treni vetusti. Nessuno ha vinto nello scontro tra il cinghiale, cifra dell’Abruzzo della natura selvaggia, e quel treno, simbolo di modernità benché anchilosata. E in questo pareggio rischia di esserci qualcosa di tristemente profetico. Il culture clash andato in scena, ieri, nella Marsica allude misteriosamente a uno di quei surplace in cui eccellevano i campioni del ciclismo su pista di un tempo: il corridore che era davanti nella sfida a due cercava di farsi sorpassare dal rivale per poterne sfruttare la scia nella volata finale. Natura e tecnologia, oggi in Abruzzo, sembrano inchiodati precariamente sui pedali, nell’interminabile attesa di uno sprint finale che non sembra arrivare mai.