Sul futuro di Corso Vittorio Emanuele, scelta in contrasto con la progettazione varata e eralizzata dalla precedente amministrazione comunale, e sulle scelte in tema di viabilità interviene l’architetto Lucio Zazzara, professore associato di Urbanistica al Dipartimento di Architettura dell’Università d’Annunzio, con una nota qui di seguito.
E’ inevitabile per la nuove amministrazione comunale affrontare la grana della riapertura al traffico di Corso Vittorio. Non credo che esistano molte alternative alla riapertura del canale viario così com’è, con tutte le sue inutili e pacchiane opere e con la sua incomprensibile organizzazione. Naturalmente sarà necessaria una vigilanza costante per evitare ingorghi e sosta selvaggia, ma le due corsie ci sono e consentiranno lo scorrimento in entrambi i sensi.
Sarà anche inevitabile lasciare aperto il passaggio sull’area di risulta (sottoposto ad una minore pressione di traffico con la riapertura del Corso). Il tempo farà il resto: le opere volute dalla passata gestione sono destinate a durare poco e nel giro di un paio d’anni dovrà essere messa comunque in cantiere una profonda rivisitazione dell’esistente. Si lasci scorrere il traffico - anche privato - sul Corso e si affronti la costruzione di uno scenario diverso e di maggiore portata.
La vera sfida è la pedonalizzazione della Riviera nord, spazio ludico per eccellenza della città e del suo hinterland: un progetto possibile e strategico. Possibile a condizione che si attivi la nuova linea di bus elettrici sulla strada parco, che si riorganizzi parte del trasporto pubblico con vere navette circolari sulla Riviera, che si accetti finalmente l’idea che la stessa divenga inaccessibile alle auto private. Strategico perché una simile scelta metterebbe in moto un formidabile motore di attrattività con infiniti risvolti nelle attività economiche di tutta la città.
Questo progetto dovrebbe associarsi con la costruzione di una rete urbana della mobilità alternativa: una rete ciclabile, pedonale e per i mezzi non inquinanti che - data la morfologia urbana - potrebbe pervadere tutta Pescara e dare finalmente un senso non turistico ma strutturale all’uso del mezzo ecologico.
Si può cominciare da qui, con costi sostenibili e con la possibilità di progredire gradualmente nelle trasformazioni senza mettere più in ginocchio la città.
Si abbandoni l’idea (o la scusa) di dover elaborare i nuovi piani del traffico e della mobilità perché queste cose, pur determinanti, si possono fare con progetti settoriali e limitati, purché sostenuti dalle varie competenze delle gestioni amministrative (dai vari uffici comunali: Opere pubbliche, Vigili urbani, Urbanistica, ecc.; fino ai trasporti pubblici) oltre che dalle categorie produttive e dalla popolazione.
Molti degli spazi e delle strade che oggi, obiettivamente, servono solo al parcheggio delle auto potrebbero essere restituiti alla mobilità sostenibile ed alla stessa vita sociale. Si potrebbe consentire ai bambini di giocare in strada, agli anziani ed alle persone con ridotte capacità di muoversi in maggiore sicurezza e tranquillità, a tutti di andare e venire in uno spazio urbano finalmente amico, non solo nei punti centrali ma anche in tutto il resto di Pescara.
(*) Docente di Urbanistica