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Data: 04/09/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Niente soldi per gli statali. Stipendi bloccati nel 2015. Secondo la Cgil il mancato guadagno per ogni lavoratore è di 4.200 euro

Il ministro Madia: «In questo momento le risorse per i contratti non ci sono»

ROMA Il governo chiude la porta ai lavoratori statali. La doccia fredda arriva nel primo pomeriggio quando il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia annuncia che non ci sono le risorse per sbloccare i contratti anche nel 2015. I sindacati sono sul piede di guerra e la Cgil calcola che i dipendenti pubblici perderanno in media con questo ennesimo blocco dei contratti qualcosa come 4.800 euro, 600 dei quali nel prossimo anno. Nonostante alcune promesse, il governo ha scelto di confermare il blocco dei contratti che prosegue dal 2010. Già nel Documento di economia e finanza varato dall’esecutivo Renzi lo scorso aprile, non era prevista alcuna erogazione di spesa per il rinnovo contrattuale. Nel Documento si leggeva che «la spesa per redditi da lavoro dipendente delle Amministrazioni pubbliche è stimata diminuire dello 0,7% circa per il 2014 per poi stabilizzarsi nel triennio successivo e crescere dello 0,3% nel 2018, per effetto dell’attribuzione dell’indennità di vacanza contrattuale riferita al triennio contrattuale 2018-2020». Il rischio pertanto è che i contratti pubblici restino congelati sino al 2020. Il governo spiega che non si daranno soldi agli statali perché «prima di tutto» bisogna guardare «a chi ha più bisogno» confermando gli 80 euro «che vanno anche ai lavoratori pubblici». Gli statali hanno il contratto bloccato da 4 anni e dunque non deve fare scandalo, spiega il ministro, che lo sia ancora perché la crisi «visti i dati dell’economia» prosegue. La decisione sui contratti verrà comunque presa in sede di legge di stabilità. I sindacati avevano avvertito il governo sin dallo scorso mese di aprile che avrebbero fatto di tutto per opporsi. La Cgil ha fatto i calcoli e la perdita per ciascun lavoratore, per i mancati aumenti, è di 4.200 euro. E se il blocco sarà confermato anche il prossimo anno se ne aggiungeranno altri 600. «Se il governo Renzi pensa di umiliare ulteriormente i dipendenti pubblici» allora «la nostra risposta non potrà essere che la mobilitazione». Così? Rossana Dettori, segretario generale Fp-Cgil, che giudica «intollerabile» la «prosecuzione del blocco della contrattazione». E «senza un passo indietro del governo», avverte, «torneremo nelle piazze». Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni chiede di togliere «i soldi agli enti locali, alle Regioni, ai Comuni e alle aziende municipalizzate, non ai dipendenti statali. Stiamo ancora aspettando iniziative di spending review. In effetti il pubblico impiego è da parecchi anni sotto lo schiaffo di molti governi. In quattro anni gli organici sono calati di 200mila unità. Stiamo parlando inoltre di stipendi che hanno perso quasi un punto percentuale tra il 2011 e il 2012 col personale della scuola il più maltrattato. In questo quadro, arriva una nuova doccia gelata sull’Italia. L’Ocse conferma che gli under 25 italiani sono sempre più spesso disoccupati e tra quelli che lavorano oltre la metà ha un contratto precario, e meno di due terzi saranno ancora allo stesso posto tra due mesi. Tra il 2007 e il 2013 la disoccupazione giovanile è raddoppiata dal 20,3% al 40% e ha continuato a crescere anche quest’anno, toccando quota 43,4%. Tra i giovani senza lavoro, commenta l’Ocse, aumentano i giovani che oltre a non essere occupati non sono nemmeno a scuola o in formazione: a fine 2013 erano il 22,4%, 6,1 punti in più dall’inizio della crisi. Ma non stanno meglio i lavoratori dipendenti: il 52,5% di loro sotto i 25 anni ha un contratto atipico e l’80% tra tre anni sarà bloccato nella trappola del precariato oppure disoccupato o inattivo.

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