ROMA Polizia e carabinieri annunciano l’intenzione di scioperare se il governo confermerà il bloccop salariale per i pubblici dipendenti nel 2015. Renzi, per la prima volta da quando è premier, teme un incendio di proteste e annuncia la disponbilità a incontrare le delegazioni. «Ma non accetterò ricatti», tuona, ricordando che il blocco egli stipendi era già previsto nel Def di aprile. Il ministro Madia afferma invece di «non farcela più ad avere interventi tattici della Cgil» e sfida il sindacato. In un durissimo documento congiunto i sindacati di polizia e il Cocer dei carabinieri affermano che invece per loro la misura è colma: «Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica - scrivono in un documento - siamo costretti, verificata la totale chiusura del Governo ad ascoltare le esigenze delle donne e degli uomini in uniforme per garantire il funzionamento del sistema a tutela della sicurezza, del soccorso pubblico e della difesa del nostro Paese, a dichiarare lo sciopero generale». Dopo l’annuncio del ministro Madia che in mancanza di risorse sarebbero stati bloccati gli aumenti anche nel 2015 (il blocco è cominciato nel 2010 e, secondo la Cgil ha causato e causerà una perdita di 4800 euro di media per ciascun dipendente) i sindacati hanno minacciato mobilitazioni e proteste in tutto il Paese. L’idea che la crisi la debbano pagare i dipendenti pubblici è respinta dalle organizzazioni di categoria e dalle rappresentanze dei singoli comparti. Quello della sicurezza, ad esempio, è uno dei più sacrificati e la protesta rischia di essere clamorosa: «Quello che certamente non credevamo è che chi è stato onorato dal popolo italiano a rappresentare le istituzioni democratiche al massimo livello non avesse riconoscenza per coloro, che per poco più di 1300 euro al mese sono pronti a sacrificare la propria vita per il Paese». Il ministro Madia cerca di correre ai ripari spiegando che un pubblico dipendente su quattro ha goduto degli 80 euro di bonus. Ma le grandi confederazioni temono guerre tra poveri e annunciano mobilitazioni. «Arrogante chi non interloquisce col sindacato» attacca Susanna Camusso parlando a Buggerru in Sardegna. Per il segretario della Cgil non si comprende «la logica per cui si continua a prorogare il blocco sei contratti. La sensazione è che si continui a chiedere ai soliti noti per non toccare altri interessi che invece produrrebbero molte risorse». Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, annuncia «mobilitazione in tutta Italia» perchè non si possono usare «i guanti bianchi per le municipalizzate e la mannaia su dipendenti pubblici. E’ intollerabile». Per il sindacalista il comportamento del governo «è una farsa» per l’annuncio «a mezzo stampa del blocco». Il governo, rincara la dose Luigi Angeletti leader Uil, «si comporta come il peggior datore di lavoro» e vuole «perseverare nell’errore» come se il blocco non durasse ormai da un quinquennio. Protesta anche Rifondazione comunista che denuncia «l’attacco al pubblico impiego». I sindacati della Funzione pubblica stanno affilando le armi. Se il blocco sarà confermato proclameranno la mobilitazione della categoria e non si esclude uno sciopero generale di tutto il comparto pubblico (dalla scuola alla sanità, dalla sicurezza alla ricerca) avviando un braccio di ferro con Renzi. Il premier getta acqua sul fuoco e ricorda che «non tocchiamo lo stipendio nè il posto di lavoro di nessuno».