ROMA Polizia e forze armate verso lo sciopero generale. La proroga del blocco ai contratti nella Pa annunciato due giorni fa dal ministro Madia ha fatto esplodere la rabbia del personale in divisa dello Stato. Dopo le parole della responsabile di Palazzo Vidoni, ieri i rappresentanti sindacali di polizia di Stato, polizia penitenziaria, corpo forestale, vigili del fuoco e Cocer interforze si sono dati appuntamento per concordare le mosse da fare. Ne è scaturito un comunicato al vetriolo contro il governo che ha mantenuto il blocco degli stipendi per il quinto anno consecutivo, nonostante «i continui impegni assunti formalmente con documenti ufficiali e con dichiarazioni». «Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica - hanno messo nero su bianco i rappresentanti degli uomini e donne in uniforme - siamo costretti, verificata la totale chiusura del governo ad ascoltare le nostre esigenze per garantire il funzionamento del sistema a tutela della sicurezza, del soccorso pubblico e della difesa del nostro Paese, a dichiarare lo sciopero generale». Una minaccia seguita dalla richiesta di dimissioni in massa indirizzata ai capi dei vari corpi e dipartimenti, civili e militari, e dei relativi ministri «poichè non sono stati capaci di rappresentare i sacrifici, la specificità, la professionalità e l'abnegazione del proprio personale».
I primi effetti della protesta sul territorio si sono già visti in queste ore. A Bologna i sindacati di polizia hanno annunciato lo stop degli straordinari per l'ordine pubblico. Mentre Sap, Sappe, Sapaf e Conapo hanno predisposto «presidio permanente» di protesta a Roma in piazza Montecitorio. Il disagio del personale in divisa ha raggiunto Matteo Renzi a Newport. Il premier, che nel corso della giornata si è tenuto in contatto con il ministro degli Interni Alfano, si è detto pronto a ricevere i rappresentanti della polizia ed eventualmente a risolvere la questione nella legge di Stabilità «ma senza accettare ricatti». E fonti di Palazzo Chigi, per rimarcare il fatto che il blocco dei contratti non è un fulmine a ciel sereno, hanno sottolineato che la misura era già prevista nel Def. «Siamo l’unico Paese del mondo - hanno comunque fatto sapere gli uomini vicini a Renzi - con cinque forze di polizia». La stessa Marianna Madia è tornata sulla questione. Via Twitter ha ricordato che, attraverso il bonus da 80 euro, uno statale su 4 beneficia di un aumento dello stipendio. E durante un confronto alla Festa dell’Unità di Bologna con il segretario della Uil Angeletti ha chiesto ai sindacati «di aiutare il governo». «Alla faccia dell'annuncite, noi facciamo le cose e non alimentiamo aspettative» ha rivendicato Madia.
Ad ogni modo, il ministro ha aperto alle forze di polizia promettendo che sul blocco dei loro contratti ci sarà un surplus di attenzione «perchè svolgono un lavoro significativo».
LE PARTI SOCIALI
Sempre dal versante sindacale, Susanna Camusso ha osservato che «si continua a chiedere ai soliti noti per non toccare altri interessi». La leader della Cgil ha ricordato che il presidente del Consiglio e il governo hanno fatto la manovra sugli 80 euro che noi abbiamo giudicato positivamente, non solo perché era un segno di riconoscimento al lavoro ma soprattutto perché era il segnale che non si esce dalla crisi abbassando i salari e peggiorando le condizioni dei lavoratori. Ecco perchè - ha aggiunto Camusso - vorremmo coerenza con questa scelta, chiudendo una stagione lunga sei anni che ha portato all'impoverimento delle retribuzioni e delle pensioni. Bisogna mettere al centro il tema della creazione di lavoro: se non si riparte da questo, dal fare investimenti, non possiamo uscire dalla recessione».
Oltre al leader della Cgil, ha tuonato anche il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni: «Ci mobiliteremo in tutta Italia, ci metteremo d’accordo con gli altri sindacati e spiegheremo a tutto il Paese questa situazione che è davvero intollerabile, visto che si continuano ad usare i guanti bianchi per le aziende municipalizzate e la mannaia sui dipendenti pubblici».
ROMA Una provocazione simile non si ricorda nella storia della Repubblica. E neppure prima. E tanto dovrebbe bastare a dare la misura dell’esasperazione alla quale sono arrivate le forze di polizia. E’ probabile che l’annunciato sciopero generale non ci sarà mai, né entro la fine di settembre, né dopo. Se infatti ai poliziotti è vietato dal regolamento di servizio scioperare, per i militari si tratterebbe di mancata consegna, un gesto di insubordinazione gravissimo. Con tanto di processo.
Insomma, saremmo davanti a uno scontro istituzionale, che coinvolge tutte le forze militari del paese. Forse già la parola basta e lo scontro istituzionale è in atto. I termini del comunicato del Cocer sono durissimi, inauditi prima, ma ipotizzare realmente le dimissioni di tutti i capi dei corpi e dei dipartimenti, civili e militari per protestare contro il blocco degli stipendi anche per il 2015 annunciato dal ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, non è ipotizzabile. E uno sciopero non sarebbe possibile organizzarlo neppure in termini pratici, tecnicamente le forze armate non hanno un sindacato.
LA POSTA IN GIOCO
Il Cocer è un consiglio di rappresentanza chiamato a tutelare il personale, non ha una struttura organizzativa e una diffusione così capillare da potere davvero paralizzare il Paese coinvolgendo carabinieri, esercito, aeronautica e guardia di finanza.
Il punto è un altro: un accordo bisognerà trovarlo. Provare a tagliare da un’altra parte. Ancora di più, dopo che la mannaia della spending review si è abbattuta su auto, motovedette, strumenti di lavoro e straordinari. In quel caso le forze di polizia hanno protestato ma si sono adeguate. E’ evidente che lo scontro non riguarda più il Viminale e il ministero della Difesa. Ne sono convinti tutti. Anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi che ieri, dopo la doccia gelata degli «avvisi», ha aperto uno spiraglio alla trattativa che i suoi ministri hanno tentato per mesi di condurre senza grandi risultati. E ha aggiunto che tutta la questione sarà affrontata con la legge di Stabilità.