ROMA Riprende in settimana la discussione del disegno di legge delega sul lavoro, il Jobs Act, che deve affrontare - e sciogliere - il nodo dell’intervento sullo Statuto dei lavoratori, a partire dall’articolo 18, la questione più spinosa. L ’ obiettivo, come ha confermato anche ieri il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, è chiudere l’esame parlamentare, e quindi approvare la delega, entro fine anno. Ed avere così i decreti delegati in primavera. Una riforma, quella del lavoro, invocata da più parti perchè considerata un punto fondamentale per rilanciare il mercato del lavoro italiano ormai asfittico e dallo stesso governo ritenuta necessaria per renderlo «più efficiente, equo ed inclusivo», nelle parole di Poletti. «Ha un ruolo centrale», ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, da Cernobbio, mentre dallo stesso forum l’ad di Fiat Chrysler, Sergio Marchionne, ha attaccato «l’anomalia» del modello italiano e chiesto, tra l’altro, «regole chiare» e «rispettate da tutti» sulla rappresentanza dei lavoratori in azienda, dopo la sentenza della Corte costituzionale sul ricorso della Fiom-Cgil. Chiusa la pausa estiva, i lavori della commissione Lavoro del Senato sulla delega riprenderanno giovedì . Un «nodo politico», come lo ha definito lo stesso presidente della commissione e relatore del provvedimento, Maurizio Sacconi (Ncd), che riguarda in generale lo Statuto dei lavoratori («ha 44 anni, è l’ora di cambiarlo», è la sua posizione). Prima di affrontarlo è dunque atteso un incontro di maggioranza e governo (al momento non è ancora fissato ma potrebbe esserci in settimana). Da un lato c’è l’ala centrista della maggioranza che chiede una sostanziale eliminazione del reintegro nel posto di lavoro (lasciandolo solo per i casi di discriminazione) e della sua sostituzione, a fronte di un licenziamento giudicato illegittimo, con un indennizzo crescente con l’anzianità aziendale. Su questo resta l’indisponibilità di gran parte del Pd, che sostiene il contratto a tutele crescenti ma limitato nel tempo. Il superamento dell’articolo 18 e quindi del reintegro obbligatorio è «la direzione di marcia» nella quale si muove il Governo, ha detto il premier nell’intervista al Sole-24 Ore.