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Data: 08/09/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Padoan: «Centrale la riforma del lavoro». Il ministro dell’Economia a Cernobbio. Cottarelli rilancia la spendig review: venti miliardi di tagli di spesa pubblica

ROMA Sarà anche il salotto buono della finanza, ma ieri un pezzo di governo ha compiuto il consueto pellegrinaggio annuale a Cernobbio. E al Workshop Ambrosetti, davanti a capitani d’industria, finanzieri ed economisti, prima il ministro Padoan poi la sua collega Guidi hanno annunciato quello che il governo ha in animo di fare. Prima di tutto la riforma del lavoro, è stato ribadito. «Ha un ruolo centrale» ha detto il titolare dell’Economia. Ma la ministra Guidi ha però ammesso che l’articolo 18 è ancora «un problema» e per questo bisogna superarlo. Su questo, naturalmente, il confronto si preannuncia teso. A Cernobbio è stato comunque Cottarelli a dire le cose più precise. Il commissario alla spending review ha infatti ripetuto che servono 20 miliardi di tagli da inserire e indicare sin dalla prossima Legge di stabilità. Senza questi tagli, o risparmi come vengono pudicamente chiamati, non si troverebbero le risorse per tutti i “buoni propositi” indicati dal governo: dagli 80 euro alla riforma degli ammortizzatori sociali. Tuttavia, i mille giorni di Renzi gli sembrano un orizzonte temporale adeguato per ridurre i confini dello Stato o quel “grasso che cola” di cui ha parlato Renzi a proposito del lavoro pubblico. «Tagli per 20 miliardi io credo che sia possibile farli - ha spiegato alla platea di Cernobbio - visto che si parte da una base di spesa primaria di 700 miliardi. Anzi bisogna andare ben oltre, guardare oltre il 2015». Riordinare la spesa non è facile e Cottarelli individua delle criticità nella sua attuazione. Spiega che serve volontà politica, scelte precise e prevedere «anche meccanismi di controllo ed eventualmente sanzioni». A questo proposito Cottarelli ha raccontato di aver spedito 200 lettere ad altrettante amministrazioni locali per chiedere delle applicazioni di norme per l’acquisto di beni centralizzato. «Alcuni si sono arrabbiati - ha detto - i Comuni non devono prenderle come se dubitiamo di quello che hanno fatto». A Padoan è toccato rilanciare l’idea renziana dei mille giorni necessari «per ridare competitività al Paese». In questo lungo arco di tre anni si dovranno fare «nuove riforme e proseguire con quelle avviate nella speranza che torni la fiducia, bisogna ridare fiducia alle famiglie e alle imprese». Nonostante tutti gli indicatori negativi (recessione, stagnazione, disoccupazione) Padoan vede «sintomi di ripresa» derivante dai «primi risultati dei mini bond». Annuncite? Padoan replica dicendosi «stupito» dell’ accusa di «fare solo annunci. È tutto il contrario degli annunci. Forse è il limite del governo comunicare quello che si sta facendo». Il ministro si difende anche sulla questione delle privatizzazioni che sarebbe rimaste nel cassetto di palazzo Chigi: «Sul debito pubblico si leggono ricette fantasiose per abbatterlo rapidamente e facilmente per importi cospicui. Il governo è impegnato in un programma di privatizzazioni». L’Italia farà la sua parte, ma l’Europa deve fare la sua, a cominciare «dal fatto che i prezzi abbiano questo andamento», per seguire poi sulla strada degli investimenti «insufficienti in Europa e in tutti i paesi». Non bisogna, però, «dare per scontato il rating sovrano che va difeso giorno per giorno» da eventuali downgrade delle agenzie internazionali. Intanto riprenderà in settimana la discussione del disegno di legge delega sul lavoro, il Jobs Act e c’è il nodo dell’Articolo 18 e dei licenziamenti. Ma già la Cgil ha bollato tutto l’impianto come una nuova fabbrica di precarietà perché si segue la strada già intrapresa in passato. Lo scontro si preannuncia duro.

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