Autunno nero quello in vista per il trasporto pubblico (e non solo) della Capitale. Oltre ai venti di protesta sulla pedonalizzazione totale dei Fori Imperiali, soffiano più forti che mai quelli del collasso dell’Atac. A lanciare l’allarme, a poco più di dieci giorni dalla formalizzazione del piano di rientro con il Governo fissata per il 20 settembre, è lo stesso sindaco Marino. «Far funzionare il Tpl di Roma costa, all’anno, oltre 500 milioni di euro. Stiamo facendo dei tagli severissimi, ma al di sotto di 240 milioni di euro, ad ottobre ci troveremo in difficoltà a pagare gli stipendi dei dipendenti dell’Atac». Un allarme fondato quello del primo cittadino lanciato dai microfoni di Radio popolare e rivolto soprattutto al Governo. E sì perché forse per rapporti di «buon vicinato» Marino ha strizzato l’occhio al presidente della Regione Nicola Zingaretti. Il trasferimento delle risorse per il trasporto pubblico, che per la mancata attuazione dei nuovi poteri di Roma Capitale, devono passare dal Governo alla Regione e da quest’ultima al Comune, è stato calcolato in 240 milioni di euro l’anno. Un costo standard annuale ricordato dall’assessore capitolino al Bilancio Silvia Scozzese. La Regione ha trasferito cento milioni l’anno scorso, 140 per il 2014 e al tavolo interistituzionale per il Piano di Rientro dell’8 agosto si è impegnata ad arrivare a 180 milioni nel 2015. Mancano all’appello 60 milioni. Un nodo da risolvere entro il 20 settembre. «Questo è un problema che non si può porre sulle spalle dell’aiuto generoso che abbiamo già avuto dal presidente Zingaretti» dice Marino puntando dritto a Matteo Renzi. «Questa è la Capitale d’Italia - ha incalzato - se deve avere un trasporto pubblico all’altezza, deve avere i fondi per poterlo fare, per questo abbiamo presentato il problema a Palazzo Chigi». E non a caso ha concluso sottolineando come i 110 milioni di extracosti riconosciuti a Roma in quanto Capitale, e dunque per spese "extra" come ad esempio i cortei, sono certamente necessari ma non sufficienti, e ricordando che «Parigi riceve un miliardo di euro e Londra, nell’ultimo triennio, 2 miliardi l’anno». A buon intenditor poche parole insomma. Stesso messaggio lanciato in commissione Urbanistica dove si potrebbe aprire presto un altro caldissimo fronte per politica e casse capitoline. Respinta infatti al mittente soprattutto da Pd, con Stampete e Sel con Peciola, la proposta di variante al Piano regolatore generale per la riconversione dello storico cinema Metropolitan in via del Corso, che ha cessato l’attività nel 2010, in spazio commerciale e per attività culturali. Giovedì è previsto un incontro sul cinema America. Trasporti, urbanistica, cultura. La sfida d’autunno è ben servita.