ROMA Sino a tarda sera a Palazzo Chigi si è svolto un vertice tra Renzi, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il commissario alla spending review Carlo Cottarelli raggiunti anche dai ministri dei Trasporti Maurizio Lupi e delle Riforme Boschi oltre che dai rispettivi staff e dal Consigliere economico del premier, Yoram Gutgeld. L’obiettivo esposto con chiarezza da Renzi è quello di arrivare a definire una manovra coordinata, senza sbavature e possibili rinvii con al centro la sforbiciata alla spesa. Target che Palazzo Chigi intende perseguire con un maggiore «coordinamento» tra le forze dell’ordine, la revisione di incentivi e trasferimenti da parte di diversi ministeri alle imprese che valgono fino a 4 miliardi, fino al preannunciato taglio delle partecipate pubbliche. Sulla revisione del budget del ministero dello Sviluppo economico si è svolta una riunione ad hoc in Via Veneto con forti tensioni con il ministro Guidi. Un lavoro di messa a punto delle richieste che oggi saranno messe sul tavolo di una tornata di incontri tra il premier, il suo staff e i responsabili dei vari dicasteri per individuare le principali voci che saranno oggetto di quella sforbiciata del 3% delle spese ministeriali, un taglio annunciato da Renzi nei giorni scorsi. Da Berlino è arrivato comunque un buon viatico in vista dell’Ecofin: «Renzi segue un approccio assolutamente corretto per quanto riguarda le profonde riforme strutturali» che servono all’Italia: per questo «posso solo sperare che abbia successo con le sue riforme», ha detto ieri il ministro delle Finanze tedesco Wolfgnag Schaeuble. Seguire la strada delle riforme, come sta facendo Renzi «non è mai facile» perché - spiega il ministro tedesco - la gente preferisce sempre la via più facile, per esempio, spendere i soldi degli altri. Ma questa è una soluzione solo a breve termine e che invece crea problemi nel lungo termine». Proprio giovedì e venerdì a Milano alla riunione informale dell’Ecofin Padoan avrà l’importante compito di illustrare l’azione del governo, passo fondamentale per definire i mezzi per sbloccare gli investimenti usando meglio la flessibilità già esistente. Il taglio del 3% delle spese dei ministeri potrebbe tradursi in un risparmio di 7 miliardi di euro senza nessuna logica lineare ma anche senza alcuna esclusione. Certo l’obiettivo di arrivare ad oltre 20 miliardi per gli investimenti e il taglio delle tasse è ancora lontano anche perché dal capitolo privatizzazioni, con la dismissione di quote di Eni ed Enel, possono arrivare risorse anche ingenti ma che non possono essere utilizzare per le partire correnti. Ieri Padoan in una intervista al Financial Times ha ribadito che occorreranno «minimo» tre anni per avere «risultati visibili» dalle riforme strutturali, respingendo le accuse che la Spagna ha fatto più dell’Italia per riformare il proprio sistema economico. «Se si guarda con attenzione e senza nessun pregiudizio, si noterà che non c’è tanta differenza. Gli sforzi fatti dall’Italia non sono di meno di quelli della Spagna, ma i risultati sono diversi». Il disegno di legge sul lavoro, il jobs act che prevede la sterilizzazione dell’articolo 18 sui licenziamenti, alimenta la protesta sindacale che per ora si traduce in uno sciopero generale della Fiom per il 25 ottobre e una manifestazione nazionale della Cgil per il lavoro entro la prima decade di ottobre mentre la Cisl annuncia un iniziativa forte a Palazzo Chigi contro il blocco degli stipendi degli statali e i meccanici della confederazione di Bonanni saranno a Montecitorio il 30 settembre. Ieri il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, è stato abbastanza categorico: servono «circa 800 milioni per lo sblocco dei salari di forze di polizia e militari nel 2015, uno stanziamento che non è possibile garantire ora».