L’idea del Campidoglio di attingere dal fondo commissariale per la gestione del debito non entusiasma il ministero dell’Economia. Di fronte all’impossibilità della Regione di stanziare altri fondi per Atac - oltre ai 140 già erogati per la gomma e i 108 per le ferrovie - il sindaco Marino ha lanciato l’allarme: «O arriviamo a 240 milioni o dal prossimo mese saremo in difficoltà per pagare gli stipendi dei dipendenti Atac». Da qui l’idea di prendere in prestito i 100 milioni dalla gestione del debito capitolino precedente al 2008: il Comune per ripianarlo, poco a poco, ogni anno versa al commissario una buona fetta, il 4 per mille, dell’addizionale Irpef dei romani. Una partita di giro, insomma. In attesa che l’azienda di trasporti pubblici goda della nuova stagione di rigore imposta dal Governo e degli incrementi dei finanziamenti messi in agenda, a partire dal 2015, dalla giunta Zingaretti.
LO STOP
Ma l’idea, appunto, non fa impazzire di gioia via XX Settembre. Dice il sottosegretario all’Economia Giovanni Legnini: «Al momento non c’è alcun orientamento da parte del Governo su questa proposta - spiega - ma sarebbe preferibile che Comune e Regione risolvessero la vicenda da soli». Se non è una frenata poco ci manca. Anche perché il dossier trasporto pubblico si inserisce in una partita più vasta: è una delle gambe del tavolo interistituzionale dove sul fuoco ci sono il piano di rientro triennale imposto dal Governo con il Salva Roma, il riconoscimento degli extracosti per le funzioni che svolge Roma Capitale e l’allentamento del Patto di stabilità. A guidare è il piano di rientro, in attesa del Dpcm (il decreto della presidenza del consiglio dei ministri). Già, ma a quando avverrà il via libera? Su questo Legnini è più che tranquillo: «Spetta al sottosegretario Delrio, ma non ci sono problemi visto che il Governo ha già approvato il piano». Diverso, invece, è l’incastro per il riconoscimento degli extracosti. Il Comune per far quadrare il piano di rientro ha presentato a Palazzo Chigi un conto da 109 milioni (che fa il paio con 440 milioni di tagli per il prossimo triennio). L’altra parte, cioè il Tesoro, però ancora non si è espressa. «Ne discuteremo - continua ancora il sottosegretario Legnini - con la legge di stabilità». L’ultimo nodo da sciogliere, e tanto invocato dal sindaco Marino, è l’allentamento delle maglie del patto di stabilità. Per questo tema si prevede una vera e propria trattativa con il Tesoro. Il Campidoglio spinge per potere avere lo sblocco di 300 milioni di euro, il ministero dell’Economia frena: il punto di equilibrio oscilla intorno ai 200. Ecco perché appena sarà tornato dal viaggio istituzionale in California il sindaco avrà un incontro il ministro Padoan: da Atac al Patto, fino agli extracosti gli argomenti non mancheranno.
IL RINCARO
Anche se la priorità rimane l’Atac, soprattutto dopo le parole non proprio rassicuranti del sindaco. In attesa della mossa che possa fare uscire l’azienda dall’impasse prende sempre più piede l’ipotesi di aumento del prezzo degli abbonamenti, caldeggiata dall’assessore ai Trasporti Guido Improta. Le associazioni dei consumatori attaccano: «L'aumento della tessera annuale Metrebus da 250 a 280 euro è un pericolo da scongiurare - dicono da Assotutela - altrimenti ci sarà un calo drastico degli abbonamenti».
Tagli a sprechi e bus: il piano anti-default
IN ATTO LA CURA DEI CONTI DELL’AZIENDA:
MENO DIRIGENTI E IMPIEGATI IN UFFICIO E STRETTA CONTRO L’EVASIONE TARIFFARIA
Meno dirigenti, colletti bianchi utilizzati come controllori sui mezzi pubblici, ma anche tagli al trasporto pubblico. In attesa di conoscere l’esito della trattativa tra Campidoglio, Palazzo Chigi e Regione sui fondi per il tpl, l’Atac tenta con molta fatica di evitare il fallimento. L’azienda, travolta da 1,6 miliardi di deficit complessivo accumulato negli ultimi dieci anni, continua a fare i conti con centinaia di autobus fermi e nuovi tagli. Il bilancio 2013 si è chiuso con un rosso di 219 milioni e altri 65 sono stati accumulati nella prima metà dell’anno in corso.
GLI INTERVENTI
Nel primo trimestre dell’anno sono state tagliate non solo le corse dei bus e tram (meno 2 per cento), secondo i dati degli uffici di via Prenestina, cui si sono aggiunte quelle previste dalla razionalizzazione partita a maggio, ma anche di metro (meno 3 per cento) e treni regionali (meno 6,1). Ma, senza un incremento dei fondi a disposizione, l’azienda rischia di perdere milioni di chilometri, con una drastica riduzione del servizio.
219 mln
Il deficit di bilancio registrato dall’Atac
nel corso dell’esercizio 2013 dell’azienda
Il conto finale comprenderebbe, infatti, il taglio complessivo di almeno 19 milioni di chilometri dei tragitti coperti da Atac e altri 6 milioni di quelli coperti da Roma Tpl: in tutto 25 milioni di chilometri in meno, ovvero il 20 per cento complessivo delle corse, che dovranno essere recuperati attraverso il taglio delle linee «morte» (quelle con bus vuoti all’85 per cento), ma anche con il ridimensionamento dei transiti complessivi nella rete del trasporto pubblico romano. Ma i rischi comprendono anche gli stipendi degli oltre 11 mila dipendenti che, secondo l’allarme lanciato da Ignazio Marino, sarebbero a rischio già a ottobre.
I CONTROLLI
Intanto, l’azienda tenta di recuperare almeno parte dell’evasione tariffaria, con il nuovo piano di controlli a tappeto. Nelle ultime due settimane sono stati controllati 780 mezzi, per un totale di circa 14 mila utenti, e sanzionati 616 viaggiatori sprovvisti di biglietto. Soltanto ieri le verifiche hanno riguardato 1113 utenti, su 50 vetture, con 78 multe elevate.