A Trieste la Cgil a confronto con Serracchiani. Il segretario sul rapporto con il governo: "Non abbiamo diritti di veto, ma di dissenso. Per far ripartire il lavoro e la crescita le riforme non bastano. Bisogna creare nuovi posti di lavoro"
"Non abbiamo diritti di veto, ma semplicemente di dissenso". Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a Trieste per un dibattito su federalismo e regioni, ha commentato così la fase dei rapporti tra sindacato e Governo. "Per far ripartire il lavoro e la crescita – ha spiegato – le riforme non bastano. Mi sembra che questa idea, finalmente, sia cominciando a venire meno, ma bisogna essere consapevoli che il nostro Paese, se non si torna a lavorare per creare occupazione, farà molta fatica a uscire dall’incastro tra deflazione e recessione". Lo riporta una nota della Cgil Friuli Venezia Giulia.
Chiaro il riferimento a una legge, la delega sul lavoro, che per la Cgil non avrà efficacia se non sarà efficacemente finanziata. "A parte il fatto – ha aggiunto Camusso – che trovo strano questo modo di affrontare questa riforma, quando si sa che si tratta soltanto di una legge delega e che non porterà novità dall’oggi al domani".
Al centro del dibattito, cui ha partecipato anche la presidente della Regione Fvg e vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani, non soltanto i rapporti tra Stato e Regioni e il futuro delle autonomie speciali, ma anche il difficile confronto tra Governo e sindacati, caratterizzato da tanti punti di attrito, tra i quali una riforma del pubblico impiego che per Camusso "non va fatta contro i dipendenti pubblici, ma assieme a loro".
Se il segretario della Cgil Fvg Franco Belci ipotizza per Debora Serracchiani, governartrice e numero due del Pd, un ruolo di mediatrice tra sindacati e Governo, quest’ultima difende il lavoro dell’esecutivo: "Il Governo – queste le seue parole – sta lavorando bene e non intende sottrarsi al confronto col sindacato, semplicemente solo che luoghi, tempi e modo del confronto sono cambiati. Credo che la Cgil, come gli altri sindacati, dimostrerà di essere all'altezza di questa sfida".
Ad animare la tavola rotonda di Trieste anche i contributi del costituzionalista Sergio Bartole, convinto che il futuro del Fvg della sua autonomia speciale sia nel rapporto con i Balcani e in una "integrazione che finora mancata traa le diverse aree della regione", Gino Dorigo dello Spi-Cgil Fvg, la componente della commissione paritetica Stato-Regione Elena D’Orlando e il sottosegretario alle Autonomie Gian Claudio Bressa. "Il problema del rapporto tra Stato e Regioni – ha dichiarato quest’ultimo – non dipende dalle Regioni speciali, che fino a questo momento hanno esercitato l’unica vera forma di regionalismo, con autonomia e senso di responsabilità, pur con qualche eccezionie. L’anello debole, piuttosto, sono state le Regioni ordinarie".
Una lettura condivisa solo in parte da Susanna Camusso: "Sono d’accordo sul fatto che i problemi del federalismo e del regionalismo siano politici e non si risolvano a colpi di riforme. Il federalismo, però, non può essere qualcosa che alimenta e allarga le diseguaglianze: i diritti e le tutele fondamentali, dalla salute alla scuola, devono essere gli stessi in tutto il Paese".