Dimenticata, sparita dall’agenda politica. La Grande Pescara si allontana, nonostante il successo del referendum popolare del 25 maggio con cui il 70% degli elettori dei tre comuni ha detto sì alla fusione della città adriatica con Montesilvano e Spoltore. L’11 settembre sono scaduti i 60 giorni a disposizione del governatore Luciano D'Alfonso per portare il progetto alla discussione del Consiglio regionale. Ma non è successo nulla. E allora il promotore della Grande Pescara, Carlo Costantini, fa una provocazione installando un contatore sul sito del Comitato www.pescaramontesilvanospoltore.it, dove viene calcolato al centesimo quanto pesa, con lo scorrere dei secondi, la mancata fusione in termini di risparmio sui costi di gestione e di minori introiti: in un anno 15milioni di euro sottratti alle comunità dei tre territori. Ma il count down, il conto alla rovescia fatto partire da Costantini, è ancora più significativo se si fa riferimento ai 70milioni bruciati nell'arco delle prime 36 ore dal momento in cui è stato azionato il timer. «L'auspicio - ha detto Costantini - è che il contatore diventi virale sulla rete e compaia sui siti e sui profili del maggior numero di persone, con il valore e la funzione di monito quotidiano».
Quindi un'altra considerazione: «Pensate con quale forza e con quanta autorevolezza una città di 200mila abitanti avrebbe potuto trattare oggi questioni come quella del Tar e della Corte d'appello, e alle risorse che si liberebbero immediatamente con lo sblocco del Patto di stabilità».
A questo proposito il presidente della Provincia, Guerino Testa ha ricordato i 4 milioni di euro che il suo ente tiene fermi in cassa e non può erogare alle imprese creditrici proprio a causa di questo vincolo che verrebbe meno con la fusione dei tre comuni. Poi c'è anche il presidente di Confindustria Pescara, Enrico Marramiero, a ricordare che «la fusione non è un fine ma un mezzo per arrivare alla riduzione dei costi, ottenere una migliore efficienza dei servizi e contare di più: quello che noi abbiamo fatto in Confindustria con la fusione di Chieti e Pescara. Su questo però - ha aggiunto - non c'è alcun passo avanti, nonostante tutti, a parole, si dicano a favore della riduzione dei costi della politica». Ma il cammino resta in salita per la Grande Pescara, dove il Pd, maggiore azionista della giunta D'Alfonso, non ha mai visto di buon occhio un progetto che potrebbe modificare profondamente gli attuali equilibri geo politici.