ROMA E’ scontro sulla possibile modifica dell'articolo 18. Con il centrodestra che si dice pronto a cambiarlo e il centrosinistra (o parte di esso) che si mette di traverso al governo e al premier Matteo Renzi che vuole pronto il Jobs Act entro fine novembre. Ed è in fibrillazione anche il mondo sindacale: la Cisl, che ieri ha annunciato di scendere in piazza, chiede di difendere i precari; mentre l'Ugl minaccia lo sciopero: sarà inevitabile - afferma il segretario generale Geremia Mancini - «se Renzi non si schiererà dalla parte dei più deboli».
«Se vogliamo affrontare in modo vero la precarietà dei giovani, la Cisl è disponibile ad una riforma, a condizione che tagli fuori le false partite Iva e tutti i contratti di collaborazione che attualmente rendono precari i giovani: se non si fa questo è tutto un bluff», afferma Bonanni, che sulla modifica dell'articolo 18 chiede che non si traduca nell' «ennesima trovata per far vedere che l'Italia è in movimento, ma rischia di essere un movimento senza spostamento dei dati economici». Ancora più netto l'ex ministro del Lavoro e presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano, che dice no alla modifica: «L'articolo 18 è stato innovato due anni fa grazie a un compromesso tra Fi e Pd: perchè modificarlo di nuovo? Si rischia di acuire le tensioni sociali».
TUTTI CONTRO TUTTI
Ma il Nuovo centrodestra tira dritto e spinge per la modifica: sul lavoro «è stato intrapreso un percorso riformatore che dovrà affrontare anche temi come l'articolo 18, non per togliere tutele a chi ha un'occupazione ma per consentire a chi non ce l'ha di poterla trovare», afferma il coordinatore nazionale del Nuovo Centrodestra, Gaetano Quagliariello, convinto che, con pazienza, verrà modificato. E l'ex ministro Maurizio Sacconi, capogruppo Ncd al Senato e presidente della commissione Lavoro, allarga lo spettro d'intervento anche allo Statuto dei lavoratori.
In commissione Lavoro al Senato, dove è in discussione il ddl, si preannuncia quindi battaglia. Questa sarà la settimana decisiva per trovare un accordo: a partire da martedì inizia la discussione dell'articolo 4 sul riordino delle forme contrattuali, che riguarda il contratto a tutele crescenti e quindi l'articolo 18. Renzi vuole presentarsi con il Jobs Act approvato alla nuova Commissione Ue entro fine novembre: l'obiettivo è quindi chiudere al Senato entro settembre e alla Camera entro il 15 ottobre per poi chiudere la terza lettura a Palazzo Madama entro il 28 novembre.