L'Organizzazione parigina svela la debolezza del Vecchio continente. Anche l'S&P riduce le stime per l'economia tricolore, vista piatta a fine anno contro il +0,5% preventivato a giugno. Dubbi sull'intera Eurozona, promossa la Bce di Draghi
MILANO - Un doppio colpo di stime negative si abbatte sulle prospettive di ripresa dell'Italia, che d'altra parte viene da una serie di rilevazioni macroeconomiche che non lasciano ben sperare. Oggi ci pensano l'Ocse e l'agenzia di rating Standard & Poor's a mettere l'economia tricolore dietro la lavagna.
Le forbici drastiche dell'Ocse. Colpisce in particolare la durezza della revisione delle stime da parte dell'Organizzazione parigina. L'Ocse ha infatti drasticamente tagliato le stime di crescita, nel Rapporto economico intermedio diffuso oggi, prevedendo per il 2014 un calo del Pil della Penisola dello 0,4% contro il +0,5% indicato nell'outlook semestrale dello scorso maggio. Anche per il 2016 la revisione è netta: le stime puntano ora a +0,1% contro il +1,1% pronosticato la scorsa primavera.
Quelle a carico dell'economia italiana sono le revisioni più pesanti del rapporto (che è un aggiornamento tra gli outlook semestrali) e l'Italia risulta l'unico Paese in recessione tra i big. L'Ocse ha tagliato per altro le prospettive anche degli altri paesi G7. l Pil tedesco è atteso in crescita dell'1,5% sia quest'anno (dall'1,9% indicato a maggio), sia il prossimo (dal +2,1%). Per l'insieme dell'Eurozona la crescita attesa quest'anno è ridotta a +0,8% (da +1,2%) e a +1,1% (da +1,7% il prossimo).
Allarme Eurozona, bene gli Usa. "Mentre - si legge nel report dell'Ocse - la ripresa in alcune economie periferiche è incoraggiante, altri Paesi fronteggiano
ancora sfide strutturali e di bilancio, insieme al peso di un alto debito". Secondo l'Organizzazione, la crescita nell'area dell'euro sembra quindi nel breve termine dover rimanere "frenata". Al contrario la ripresa "è solida" negli Stati Uniti, si sta rafforzando in India ed è in linea in Giappone e Cina. Oltre alle cattive sorprese che potrebbero arrivare dalla bassa inflazione nell'Eurozona, a pesare sull'orizzonte globale ci sono i rischi geopolitici, aumentati negli ultimi mesi con i conflitti in Ucraina, Medio Oriente e con l'incertezza sull'esito del referendum sull'indipendenza della Scozia.
I dubbi anche di S&P. Come accennato, in precedenza anche l'agenzia di rating Standard & Poor's ha tagliato le stime di crescita del'Eurozona, prevedendo e l'economia italiana resterà al palo nel 2014, contro il +0,5% previsto a giugo. Al ribasso sono state riviste anche le stime di Francia (a +0,5% da +0,7%) e Olanda (a +0,8% da +1%), mentre sono rimaste invariate quelle di Germania (+1,8%), Spagna (+1,3%) e Belgio (+1,1%). "I deludenti risultati del secondo trimestre hanno gettato dubbi sulla sostenibilità della ripresa nella zona dell'euro", ha avvertito S&P, secondo cui "le condizioni economiche" dell'area "restano fragili". In particolare, hanno affermato gli analisti dell'agenzia di rating, "sono tre i fattori alla base di questi segnali di debolezza: la crescita degli scambi mondiali è stata abbastanza modesta finora quest'anno; gli investimenti delle aziende hanno mostrato solo piccoli segnali di ripresa; le sofferenze dell'Italia sono diventate più pronunciate".
In particolare, S&P continua a vedere il nostro Paese "bloccato nella recessione" e valuta che l'impatto del bonus da 80 euro voluto dal Governo Renzi, insieme all'accelerazione del pagamento dei debiti arretrati della Pubblica amministrazione, sarà solo dello 0,1% contro lo 0,3% inizialmente previsto. Sui cattivi risultati dell'economia italiana pesano "il rallentamento dell'export" e "i ritardi nelle riforme strutturali avviate che hanno raffreddato la fiducia di aziende e investitori". "Il risultato - ha continuato l'agenzia - è che la crescita resta rallentata da una debole domanda interna" anche per via di retribuzioni quasi ferme.
Baluardo Draghi. Standard & Poor's ha promosso però le ultime decisioni della Bce. Le misure annunciate, si legge nel rapporto, "suggeriscono un approccio maggiormente proattivo che potrebbe alla fine tradursi in un programma completo di 'quantitative easing' e sostenere la crescita nel medio periodo". Per il momento, anche sulla scorta delle stime del mercato che si aspetta meno di 10 miliardi di dollari di acquisti di Abs al mese, il bilancio della Bce faticherà ad ampliarsi.