Il 2014 si concluderà con un Pil a -0,4%, dati negativi anche dall’agenzia di rating
ROMA Prima l’Ocse, poi Standard & Poor’s. Un lunedì nero per i dati economici italiani sottoposti a una doppia bocciatura. E oggi Matteo Renzi in Parlamento dovrà affrontare anche questo problema, che riguarda da vicino i cosiddetti “Mille giorni”: l’Italia, agli occhi dell’organizzazione parigina, chiuderà anche il 2014 in recessione. Con il Pil in calo dello 0,4%: un autentico ribaltone se si considera che a maggio era stata preventivata una crescita per fine anno dello 0,5%. L’agenzia di rating, dal canto suo, abbassa l’asticella della crescita a zero. Come se non bastasse, l’economia italiana sarà l’unica dell’Eurozona a non progredire. «La ripresa tarderà, ma escludo una manovra aggiuntiva», è stato comunque il commento arrivato a sera dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Ieri ci si chiedeva a Montecitorio, anche tra i parlamentari del Pd: «Riuscirà il premier ottimista a tenere insieme le grandi aspettative per i “Mille giorni” con questo quadro così amaro per il nostro Paese?". A Palazzo Chigi non si è tentato di minimizzare questa doppia doccia gelata, anzi Renzi l’ha definita «la riconferma». «Siamo davanti alla riprova - ha detto il premier rivolto ai suoi inquilini delle stanze di governo - di quanto siano urgenti per l’Italia, e non solo per l’Italia, politiche di crescita e riforme. Questo è per tutti il momento del coraggio. E il presidente Juncker ha preso impegni nel voler cambiare la politica economica di fronte alla profondità di questa crisi». Così Renzi alla vigilia del suo ritorno in Parlamento, dove lo choc targato Ocse e Standard & Poor’s è palpabile al di là degli schieramenti. Forza Italia torna all’attacco. Se Berlusconi ha accolto i dati dicendo «me li aspettavo» (e ha aggiunto dalla villa di Arcore che «la situazione è terribile e bisognerà cercare di risolverla con spirito di responsabilità da tutte le parti»), il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, ha buon gioco per fare Brunetta: «Tsunami Ocse sui conti pubblici dell’Italia. Pier Carlo Padoan (ex Ocse) bocciato dai suoi stessi allievi. Mala tempora...». Identica preoccupazione nel linguaggio del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: «Dati prevedibili, ora serve una cura di riforme vere». L’Ocse, nel suo report, invita Draghi a velocizzare le procedure per gli interventi di stimoli monetari considerato che tutta l’economia è in declino, tanto che il recupero in Eurolandia «rimane deludente». Standard & Poor’s rincara la dose e parla dell’Italia come di un «Paese bloccato nella recessione: le sofferenze sono diventate più pronunciate». E valuta che l’impatto del bonus da 80 euro sarà solo dello 0,1% contro lo 0,3% previsto. I «ritardi nelle riforme strutturali» sono agli occhi degli organismi internazionali e delle società di rating la causa del male italiano. Ma Renzi promette di cambiare verso a questa visione che riguarda il nostro Paese. E già oggi, nel suo discorso, oltre che di scuola, giustizia, riforme ed Europa punterà su i temi «sensibili» per la ripresa economica (lavoro e fisco). Lo slogan della ripresa autunnale è già pronto: «Il possibile lo facciamo, sull’impossibile ci lavoriamo».