Ingegnere aquilano avrebbe agevolato a Milano, nel cantiere Expo, il colosso delle costruzioni Maltauro, noto in città per aver realizzato, in Ati con il gruppo Taddei, gli alloggi del progetto Case. Un nuovo filone d’inchiesta per corruzione piomba sull’Expo 2015 a otto mesi dall’inaugurazione dell’evento. La Guardia di finanza di Milano ha effettuato perquisizioni a carico di Antonio Acerbo, 65 anni, ingegnere civile dell’Aquila, direttore Construction del padiglione Italia e commissario delegato di Expo 2015 in relazione al progetto «Vie d’acqua», ora indagato per corruzione e turbativa d’asta. Reati, secondo l’accusa, commessi a Milano fino al 10 luglio 2013. L’inchiesta nasce da alcune intercettazioni e dalle dichiarazioni di Enrico Maltauro, imprenditore vicentino finito in carcere lo scorso maggio (nel primo filone dell’inchiesta) con al centro appalti per l’Esposizione universale. Secondo l’accusa, i lavori per il progetto, del valore di oltre 100 milioni di euro, sarebbero stati aggiudicati alla Maltauro spa, che all’Aquila ha realizzato nel post sisma 650 unità immobiliari e la nuova sede dell’Anas, in cambio di tangenti. Antonio Acerbo, all’epoca dei fatti presidente della commissione aggiudicatrice degli appalti sulle «Vie d’acqua» legati a Expo, un affare da 100 milioni di euro, avrebbe favorito l’imprenditore. L’aggiudicazione è avvenuta in base al criterio dell’offerta più conveniente ma, secondo i pm, in cambio di mazzette. Acerbo, laureatosi in Ingegneria civile all’università dell’Aquila, con una carriera nel gruppo Fininvest, Montedil e Tecnimont, è stato direttore generale del Comune di Milano con la giunta Moratti e insignito dell’Ambrogino d’oro per aver fatto parte della squadra di architetti, ingegneri e tecnici che hanno ristrutturato il teatro alla Scala.