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Pescara, 24/11/2024
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Data: 21/09/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Camusso: «Basta insultarci, ora discutiamo». La Cgil attacca: «Mandare tutti in serie B non è estendere le tutele». Ma la Cisl apre alle modifiche

ROMA Susanna Camusso insiste: «Renzi sbaglia, no ad atti di forza che tolgono diritti». Ma la Cgil corre il rischio di sostenere da sola lo scontro col governo sul Jobs act. La Cisl infatti, sembra sfilarsi nel momento di maggior impatto e non ha intenzione di proclamare scioperi. La Cgil invece prepara la mobilitazione: «Non vogliamo che chi lavora possa essere licenziato senza una ragione» commenta la confederazione su Twitter, perché «mandare tutti in serie B non è estendere i diritti e le tutele». Tuttavia lancia un appello al governo: «Basta insulti al sindacato: guardiamoci negli occhi e discutiamo». Per questo confronto, la Cgil innalza alcuni paletti: impedire anzitutto che chi lavora possa essere licenziato senza una ragione, convincere il governo che mandare tutti in serie B non significa estendere diritti e tutele, impedire il demansionamento dei lavoratori e cancellare i tanti contratti che producono precarietà. Intanto anche la Fiom sta preparando fermate nei luoghi di lavoro e la manifestazione nazionale del 18 ottobre. La Cisl sembra spezzare il fronte sindacale aprendo sulle modifiche all’articolo 18. «Abbiamo detto che il contratto a tutele crescenti può essere una strada giusta» spiega Raffaele Bonanni. Ma «il governo è disposto a cancellare queste vergognose forme di sfruttamento dei giovani? Discutiamo di questo tema, puntando a stabilizzare almeno un milione di giovani precari che si trovano senza alcuna garanzia salariale e previdenziale». La Cisl contesta a Susanna Camusso di aver paragonato Renzi a Margaret Thatcher e più in generale lo scontro con il premier. «Io sono quasi imbarazzato» perché «tra Renzi e la Cgil è tutta una vicenda di partito. Camusso ha sbagliato, un sindacalista non si deve mettere nei meccanismi di partito. Questa storia ci sta portando alla rovina, non va bene». Ma l’ex segretario della Cisl, Pierre Carniti - uno dei protagonisti della riscossa sindacale unitaria - non fa sconti a Renzi: con l’abolizione dell’articolo 18 «non avremmo un posto di lavoro in più» afferma. Il governo non ha ancora deciso se mettere la fiducia ma il provvedimento è ancora incompleto. Secondo indiscrezioni il presidente del Consiglio starebbe cercando 2 miliardi da mettere nel capitolo ammortizzatori sociali.

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