ROMA Un italiano su quattro è così arrabbiato che preferirebbe una dittatura pur di varare le riforme. Il dato choc - emerso a sorpresa nell’ultima rilevazione della Swg di Trieste - testimonia del livello di rabbia e di stanchezza che si sta diffondendo in Italia.
«Il segnale non va preso alla lettera - spiega Enzo Risso, direttore della Swg - Anche fra gli italiani favorevoli alla dittatura praticamente nessuno immagina il ritorno di un dittatore in divisa. Si tratta piuttosto della voglia di una parte della società di ottenere delle soluzioni ai problemi. Però in modo delegato, la soluzione ai problemi dovrebbe arrivare da un qualcuno che si sporchi le mani».
L’UOMO FORTE
Non a caso, secondo l’Swg gli italiani vogliosi dell’uomo forte si concentrano soprattutto in due aree, definite ”estreme”, della società: le persone che si autodefiniscono ”agiate” e quelle che invece denunciano le proprie ”forti difficoltà economiche”. In questi due spicchi della società italiana la ”voglia di dittatura” oscilla addirittura fra il 33 e il 35%. «La percentuale di favorevoli ad un regime dittatoriale è una unità di misura della foga con la quale alcune categorie vivono la loro condizione sociale che in apparenza è opposta - sottolinea Risso - Fra i poveri c’è una forte rabbia, fra gli abbienti c’è l’insofferenza verso gli ostacoli che incontrano. C’è una richiesta forte di una aumento del ”lasciatemi fare”, ”lasciatemi lavorare che nella mia attività ci so fare e voi me lo impedite”».
Non a caso fra le categorie con le percentuali di favorevoli alla dittatura si registrano gli imprenditori (45%); i dirigenti (42%) e i commercianti (41%).
I SEMPLICI
L’idea dell’uomo forte è popolarissima anche nell’area sociale culturalmente più semplice, quella nicchia che l’SWG definisce come ”gli indifferenti alla politica”.
Ben il 72% degli italiani collocati in questo ristretto ambito sono per la dittatura. Al contrario si scende ben al di sotto del 20% fra gli insegnanti e soprattutto fra i giovani e gli studenti.
Analogamente l’idea delle maniere forti sul fronte dele riforme convince poco i giovani (18% sotto i 24 anni) ma trova più proseliti nella fascia più produttiva, quella fra i 35 e i 55 anni, evidentemente esasperata dall’inconcludenza sulla riforma del Paese.
Fra i quaranta-cinquantenni invece i favorevoli alla dittatura superano quota 30%.
L’HUMUS
Si tratta di un dato preoccupante? Complessa la risposta di Risso. «Negli ultimi tempi - dice - abbiamo notato che i valori ai quali gli italiani credono sono cambiati. Oggi ai primi posti troviamo onestà, rispetto e comportamento civile e poi libertà, famiglia, giustizia e pace. Quelli meno "gettonati" sono bellezza e impegno per gli altri. Questo vuol dire che nella società profonda si sta creando un humus favorevole a un impegno collettivo. E’ come se la maggioranza degli italiani aspettasse qualcuno che li chiamasse ad impegnarsi collettivamente. Al contempo crescono anche l’insofferenza e la rabbia. Di qui, in una fascia importante ma minoritaria, la rinascita della voglia di dittatura».