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Data: 22/09/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Compromesso sugli statali. Sblocco di scatti e carriere. Impossibili i contratti, ma potrebbe essere seguita la stessa via delle forze dell’ordine

ROMA Si apre uno spiraglio per i dipendenti della pubblica amministrazione. Il prossimo anno, anche senza rinnovi dei contratti, almeno per una parte di loro potrebbero tornare a muoversi gli stipendi attualmente inchiodati al livello del 2010. Verrebbero nuovamente pagati gli scatti di anzianità, nei settori in cui sono previsti, e gli aumenti legati alle carriere dei singoli. Dopo l’accordo politico tra il governo e i rappresentati di forze dell’ordine e militari, che ora dovrà tradursi in norme più precise con la legge di Stabilità, una soluzione di questo tipo potrebbe farsi strada anche per le altre categorie, mentre i lavoratori della scuola già negli anni scorsi hanno recuperato il diritto agli scatti di anzianità.
MINISTRO FAVOREVOLE
Non ci sono ancora certezze e molto dipenderà dalle disponibilità finanziarie che potranno essere individuate nella sessione di bilancio. Ma al Messaggero Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione, ha dato la sua disponibilità ad esplorare questa soluzione, annunciando anche che nell’ambito del disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione sarà affrontato il tema del ritorno alla contrattazione, pur se in tempi non immediati.
Per capire meglio la situazione è opportuno tornare indietro alla manovra del governo Berlusconi-Tremonti (la legge 122 del 2010) che congelò le retribuzioni dei dipendenti pubblici per il triennio 2011-2014. Quel provvedimento conteneva in realtà due misure distinte: con la prima venivano bloccati i rinnovi contrattuali, sostanzialmente l’adeguamento all’inflazione; con la seconda si stabiliva che le singole retribuzioni non avrebbero potuto comunque superare il livello dell’anno in corso.
Con il governo Monti e poi quello Letta il blocco è stato poi confermato anche per il 2014. Nel frattempo però i sindacati della scuola erano riusciti ad ottenere il ripristino degli scatti di anzianità, finanziati con una parte degli ingenti risparmi ottenuti dallo stesso settore a partire dal 2008 attraverso la riduzione delle classi.
Così quando all’inizio di questo mese la stessa Madia ha indicato che i contratti non sarebbero stati rinnovati nemmeno nel 2015, per mancanza delle necessarie coperture finanziarie, molti hanno pensato che l’ulteriore proroga del blocco andasse intesa in senso generale. Immediatamente è scattata la mobilitazione dei comparti difesa e sicurezza, che data la loro struttura hanno una dinamica salariale legata soprattutto a scatti e promozioni. Si è arrivati all’intesa grazie a risorse in parte rese disponibili dal governo (dovrà specificare in che modo) in parte recuperate da altri fondi degli stessi comparti.
IL CASO DEI MEDICI
La positiva conclusione della trattativa ha comprensibilmente messe in moto altre categorie, come quella dei medici ospedalieri. I quali tra l’altro segnalano, con l’Anaao-Assomed, che i loro avanzamenti di carriera sono finanziati con risorse contrattuali degli anni passati: risorse che sarebbero già disponibili sui bilanci delle aziende sanitarie. Anche il mondo della sanità può del resto vantare una propria specificità, come quella rivendicata da poliziotti e militari, in termini di impegno lavorativo e di turni.
La strada dello sblocco di scatti e carriere potrebbe comunque essere perseguita per tutto il pubblico impiego, o meglio per circa la metà di esso visto che il milione di dipendenti della scuola ha già raggiunto il risultato, e dal 2015 si troverebbero in questa condizione anche le circa 500 mila persone che lavorano nella difesa e nella sicurezza. Resterebbe dunque un altro milione e mezzo o poco più. Naturalmente solo una parte di essi sarebbe coinvolta direttamente negli aumenti, almeno all’inizio. Lo sforzo finanziario richiesto è quantificato in poco più di un miliardo, che come è già accaduto potrebbe essere in parte recuperato attraverso altri risparmi della Pa. Non sarebbe previsto però il recupero degli arretrati.
Sullo sfondo c’è anche un problema giuridico. Il totale congelamento delle retribuzioni ha sperato un vaglio di legittimità davanti alla Corte costituzionale, che lo ha giudicato ammissibile in quanto previsto dalla legge in circostanze eccezionali, data la difficile situazione economica del Paese. Ma è evidente che anche questo stato di eccezionalità non potrà durare all’infinito.

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