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Data: 23/09/2014
Testata giornalistica: Corriere della Sera
Art 18, Camusso: «Meglio uniti, ma andremo in piazza anche soli. La Cgil inizierà la mobilitazione», ha detto il segretario del maggiore sindacato italiano. Squinzi al Cersaie: «Non ci divertiamo a licenziare»»

Il dibattito sull’articolo 18 non accenna a placarsi. Lunedì ha ribadito le sue posizioni il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a margine di un seminario all’università di Firenze: «La Cgil ha già detto e continuerà a ribadire che inizierà la mobilitazione. Sarebbe utile per tutti che fosse unitaria ma comunque non ci tireremo indietro», ha detto in merito alle manifestazioni di piazza che il sindacato intende organizzare a ottobre sul lavoro. Negli scorsi giorni il segretario della Cgil ha accusato il premier Matteo Renzi di voler attuare politiche tatcheriane.
E sulle aperture alle modifiche dell’art.18 da parte della Cisl e della Uil, il segretario ha commentato: «Se il tema è quello della riunificazione del mercato lavoro, non si possono creare doppi regimi». Il dialogo continua? «Continuiamo a sentirci tutti i giorni - ha concluso Camusso - non c’è una data fatidica, stiamo discutendo e continuiamo a discutere».

L’impasse del governo

«Penso che anche in questa occasione, come per governi precedenti, di fronte al non avere scelte che determino la creazione di posti di lavoro e che superino la precarietà determinata dalle leggi del Paese, si preferisca costruire un dibattito di questo tipo. Infatti continuiamo a essere molto stupiti che il Governo non ponga come priorità che cosa fare visto che siamo un paese che continua ad essere in recessione», ha precisato Camusso, che rifiuta l’ipotesi di legislazione d’urgenza minacciata da Renzi sul Jobs act in caso di lentezza nell’iter parlamentare: «La ragione per ricorrere al decreto legge è l’urgenza. Non mi pare che riformare una legge che regola tutto il capitolo dei diritti e delle condizioni dei lavoratori abbia né ragioni urgenza né la possibilità di essere tradotto in un decreto», ha detto Camusso.

Squinzi:«Non ci divertiamo a licenziare»

Sulla posizione del presidente di Confindustria, che ieri ha sostenuto che l’articolo 18 sia il motivo principale per cui gli imprenditori stranieri non investono in Italia, la Camusso ha detto: «Vedo dei repentini mutamenti di opinione, perché ricordo molte dichiarazioni del presidente di Confindustria che dicevano esattamente l’opposto».
Il presidente di Confindustria, in un passaggio del suo intervento al Cersaie, ha ribadito che: «Non vogliamo essere punitivi con l’art.18 ma se tutto questo serve a semplificare il mercato del lavoro e a far ritrovare la fiducia...». L’impegno del governo sul fronte del lavoro, ha osservato, «va nella direzione giusta, serve una riforma del mercato del lavoro in maniera più profonda e che abbia come obiettivo un contratto a tempo indeterminato conveniente per i lavoratori e per le imprese». A giudizio di Squinzi, ancora, «non bisogna mai dimenticare che noi imprenditori non ci divertiamo a licenziare ingiustificatamente i nostri collaboratori. Anzi - ha concluso - facciamo di tutto per tenerceli».

Il Jobs act martedì al Senato

In contemporanea con Camusso, da Bruxelles ha parlato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio: «La riforma va a superare l’articolo 18 come concepito sino ad oggi. La riforma si basa sul contratto a tutele crescenti che include e supera i vecchi sistemi», ha detto. A chi chiedeva se il governo estenderà la riforma anche ai lavoratori che già hanno un contratto a tempo indeterminato, il sottosegretario si è limitato a rispondere che «la delega definirà i confini entro cui il governo dovrà muoversi».
Il testo arriva martedì all’esame dell’aula del Senato per essere approvato, negli auspici del governo, entro il summit sul lavoro dell’8 ottobre. Il dibattito è acceso dopo che il governo ha presentato un emendamento per l’introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti da applicare ai nuovi assunti, giovani o con una nuova occupazione. C’è da capire se nei decreti delegati che seguiranno, la tutela sarà solo un indennizzo per i licenziamenti senza giusta causa o resterà qualche forma di reintegro come previsto oggi dall’articolo 18.

Pronti gli emendamenti della minoranza pd

Arriva intanto la notizia che la minoranza pd presenterà al Jobsact. Riguardano la garanzia della copertura finanziaria per il contratto a tutele crescenti, la riduzione della pletora dei contratti precari e lo stop all’aumento dei voucher. ha spiegato a proposito Miguel Gotor: «Siamo favorevoli alle tutele crescenti, ma ci preme che queste siano garantite economicamente, che abbiano una copertura. Il contratto va meglio delimitato nel suo perimetro. La copertura degli ammortizzatori va dichiarata prima, non deve essere rinviata al 2015» e in cambio del contratto a tutele crescenti «ci deve essere una drastica riduzione della pletora dei contratti precari e va evitato l’aumento del cosiddetto voucher», sottolinea ancora il senatore di Area riformista spiegando i punti sui quali la minoranza Democrat ha preparato emendamenti al Jobs Act.
I senatori di Area Riformista si riuniranno lunedì sera in vista della riunione del gruppo Pd al Senato alla presenza del responsabile economia del Nazareno, Filippo Taddei, e del ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

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