Nella giornata di break del consiglio comunale, che riprenderà lunedì con all’ordine del giorno l’elenco dei beni comunali in vendita, la mattinata a palazzo di città è stata movimentata dalla protesta dei sindacati.
Una manifestazione pacifica e composta, va detto, che però non cancella un dato: le sigle sindacali confederali hanno protestato contro un’amministrazione di centrosinistra, con l’appoggio dell’Ugl. Per la prima volta dopo dieci anni, hanno ricordato i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, «non siamo riusciti a trovare un accordo con il Comune, nonostante una giunta teoricamente più attenta alle emergenze sociali. La pressione fiscale è altissima e non possiamo accettare che a pagare il prezzo delle scelte della politica siano i cittadini meno abbienti». I sindacati chiedevano che la soglia di esenzione dall’Irpef fosse fissata a 28mila euro di reddito annuo, ma il consiglio ha respinto la proposta, alla luce della grave situazione in cui versano i conti dell’ente, e da qui lo scontro. «Il centrodestra fa i debiti e il centrosinistra ce li fa pagare», lo slogan urlato a gran voce dai manifestanti, che si sono dati appuntamento alle 10 sotto al Comune. E ancora: «Gli errori finanziari e le spese pazze degli amministratori non possono ricadere sulle spalle dei pescaresi». Eppure così sarà e oggi alla città non resta che pagare il conto o, in alternativa, accettare il commissariamento. «Nessuno si determina a svolgere una manovra finanziaria così pesante a cuor leggero - ha spiegato il sindaco Alessandrini ai manifestanti radunatisi nella sala consiliare -. Una manovra dura e impopolare alla quale, però, non ci sono alternative. Il Comune viaggia sull’orlo del default, che avrebbe ripercussioni ben più pesanti sui pescaresi, a me interessa cosa accadrà in futuro. Vi chiedo di giudicare noi e queste scelte alla fine del cammino, fra cinque anni». Il Comune, infatti, si sta muovendo per risanare i conti anche esternalizzando i servizi e combattendo l’evasione fiscale, operazioni i cui benefici si vedranno solo fra qualche tempo.
Ma il centrodestra, nel frattempo, attacca: «I numeri vanno letti e non interpretati e la verità è che c’erano margini per non salassare i pescaresi». Secondo i consiglieri comunali di Pescara Futura, Ncc e Fi, l’amministrazione avrebbe potuto agire diversamente, «piuttosto che fissare la leva fiscale al massimo«. «Su 106 capoluoghi italiani, 67 hanno aliquote più basse di quelle di Pescara per quanto riguarda la Tasi - hanno dichiarato i consiglieri -, eppure tutti i Comuni sono tutti alle prese con i mancati trasferimenti dello stato». Una questione di scelte di gestione, dunque, come quelle prese negli ultimi anni e che, probabilmente, hanno portato Pescara sull’orlo del dissesto.
Per Mascia lampadario da novemila euro
Sicuramente non avrebbero messo il Comune a riparo dal rischio default, ma 9mila euro sono comunque una bella cifra e scoprire oggi che se ne sono adati per comprare il lampadario della sala giunta fa scuotere la testa. Tanto è costato il maestoso punto luce al centro della sala giunta, compreso montaggio e accessori vari. Ad acquistarlo, nel 2012, l’amministrazione Albore Mascia. Un oggetto maestoso, che stride decisamente con la manovra lacrime e sangue promossa oggi da palazzo di città per sanare il disavanzo di bilancio del 2013. Eppure, solo due anni fa sembrava impossibile mandare avanti il Comune senza quel lampadario, tanto che il suo acquisto è stato stabilito con una delibera avente per oggetto: «Acquisto arredi urgenti per il completamento della sala consiliare e della sala giunta». Urgenti? «Necessità non rinviabile - si legge ancora nella determina numero 43 del 16 marzo 2012, che fa riferimento anche all’acquisto di 200 sedie per la sala consiliare - per concludere la fase di restauro e completamento delle stanze istituzionali è quella di dotare la sala giunta di un lampadario ed applique di cristallo». L’oggetto è costato 5.408,70 euro, compresa iva, a cui si sono aggiunti altri 2.700,72 euro per 4 applique, più 36 lampade Ecohalo del valore complessivo di 202,12 euro. Ovviamente montarlo non era semplice e, per questo, sono stati impegnati altri 484. Totale? 8.795,54 euro, pescati da un fondo coperto da mutuo della cassa depositi e prestiti. Comode rate, insomma.