CHIETI Doveva occuparsi della manutenzione delle strade disastrate della provincia, invece andava a dare una mano nel negozio dei famigliari oppure in giro a sbrigare commissioni personali, utilizzando i veicoli che aveva a disposizione per l’incarico che ricopriva. Un dipendente della Provincia di Chieti, con mansioni di coordinatore dei cantonieri, è stato arrestato per truffa aggravata continuata, peculato e falsità ideologica. Da ieri è ai domiciliari. Per gli stessi reati altri due dipendenti, suoi collaboratori, sono indagati.
CHI SONO. La vicenda dei tre cantonieri indagati scuote la Provincia, spesso nella bufera per problemi di viabilità e manutenzione stradale. Non solo assenteismo: la Procura di Lanciano contesta loro reati contro la pubblica amministrazione. Agli arresti domiciliari è finito Michele Caniglia, 51 anni, di Atessa, dipendente del settore viabilità e manutenzione stradale, con mansioni di coordinatore. Il provvedimento è stato emesso dal gip del tribunale di Lanciano, Massimo Canosa, su richiesta del pm Rosaria Vecchi. Gli altri due indagati sono B.D.B., 48 anni, di Casalbordino, e B.T., 59 anni, di Casoli, coinvolti in un numero esiguo di episodi rispetto al loro caposquadra. Le indagini, condotte dalle sezioni di polizia giudiziaria di carabinieri e polizia, sono state svolte attraverso servizi di osservazione, perquisizioni e sequestri negli uffici della Provincia, intercettazioni telefoniche, riscontri documentali e testimonianze. Gli episodi contestati, commessi tra Chieti e Atessa, risalgono al periodo tra il 13 e il 25 marzo scorsi.
I REATI CONTESTATI. Caniglia e i suoi collaboratori devono rispondere di truffa aggravata continuata, peculato e falsità ideologica in atti pubblici. Secondo le accuse, i tre si sarebbero sottratti fraudolentemente allo svolgimento del loro regolare servizio, approfittando della disponibilità di mezzi di proprietà della Provincia, detenuti in ragione delle mansioni a loro affidate. Non dovendo recarsi in ufficio al mattino per prendere servizio, infatti, i tre si “distraevano” dalle loro mansioni per sbrigare commissioni personali. Pare che il capo cantoniere desse una mano in un negozio di generi alimentari intestato ad alcuni famigliari. In questo modo truffavano la Provincia sul regolare svolgimento dei turni di servizio, facendosi retribuire giornate in cui non avevano lavorato. Il peculato riguarda l’uso di mezzi e carburante messi a disposizione dall’ufficio viabilità della Provincia. Riguardo alla falsità ideologica, infine, il caposquadra avrebbe redatto un rapporto delle presenze con il quale attestava falsamente di aver usufruito, tra il 10 e il 31 marzo, di giornate di congedo ordinario. I due collaboratori avrebbero, invece, attestato di essere stati impegnati in un servizio di manutenzione stradale il 15 marzo 2014, mentre insieme al caposquadra utilizzavano un mezzo della Provincia per trasportare cose personali, tra cui anche legna.
L’ENTE. E’ stata la stessa Provincia a far scattare le indagini un anno fa. I risultati sono stati poi comunicati alla Procura. La posizione dei tre sarà vagliata dalla commissione disciplinare della Provincia. Caniglia va verso la sospensione dall’incarico. No comment sulla vicenda dal presidente uscente Enrico Di Giuseppantonio.