È culminato con un arresto l'inchiesta sull'assenteismo di tre cantonieri della Provincia di Chieti indagati da mesi e su cui prima la Polizia Provinciale, poi la squadra di pg dei carabinieri presso la procura, diretta dal maresciallo Armando Pizzolla, avevano messo gli occhi, coordinati dal pm Rosaria Vecchi (nella foto). Su disposizione del gip Massimo Canosa è ora finito agli arresti domiciliari il capo cantoniere Michele Caniglia, 51 anni, di Atessa, responsabile del distretto sangrino, accusato dei presunti reati di truffa aggravata continuata, peculato e falsità ideologica. L'uomo invece di andare a lavorare per la Provincia svolgeva altre mansioni personali e aiutava la moglie nella gestione del negozio di fitofarmaci e concimi agrobiologici. La strettissima osservazione per i cantonieri c'era stata dal 13 al 25 marzo 2014, anche se i controlli erano già partiti a inizio anno. Coindagati a piede libero in concorso di reato ci sono poi i due cantonieri sottoposti all'arrestato che sono D.B.B. (48 anni) di Casalbordino, e T.B. (59), di Casoli, coinvolti però in un numero esiguo di episodi di assenteismo rispetto al loro capo squadra. Le accuse in concorso mosse dal pm Vecchi, che ha chiesto e ottenuto l'arresto per Caniglia, sono quelle di essersi sottratto fraudolentemente allo svolgimento del regolare servizio di lavoro per svolgere altre attività estranee, inducendo in errore la Pubblica Amministrazione sul regolare svolgimento del turno procurandosi un ingiusto profitto pari alla retribuzione relativa alle giornate di servizio falsamente espletate. Al finale d'indagine ha inoltre collaborato la pg della Polizia. Negli ultimi mesi gli investigatori hanno effettuato servizi di osservazione, perquisizioni e sequestri di atti negli uffici della Provincia, intercettazioni telefoniche, riscontri documentali e interrogatori di persone. Quanto all'accusa di peculato esso riguarda l'uso dei mezzi e del carburante messi a disposizione dall'ufficio Viabilità della Provincia adoperati per ragioni estranee al servizi, come trasportare merce varia, ma anche caricare legna. La Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici riguarda infine l'aver redatto documenti in cui si attestava falsamente di aver usufruito, nel periodo 10-31 marzo, di giornate di congedo ordinario, con l'aggravante di aver commesso il fatto per procurarsi l'impunità del reato di truffa aggravata. A segnalare obbligatoriamente l'illecito assenteismo è stata la stessa Provincia al termine di verifiche interne.