Lunedì sarà una sorta di giorno del giudizio per Atac. Scade l’ultimatum di Tevere Tpl, la società cui Atac dal 2005 al 2009 ha esternalizzato linee periferiche e notturne, arrivato una settimana fa con la richiesta del pagamento di 51,5 milioni di euro dei 94 stabiliti dall’ultima sentenza che risale allo scorso febbraio (a maggio il lodo arbitrale è stato reso esecutivo), per una vecchia storia ormai decennale di adeguamenti e forniture. Se la municipalizzata non pagherà la cifra richiesta da Tevere Tpl (composta da Apm, Cotri e Sita; oggi si chiama Roma Tpl i cui soci sono Apm, Cotri e Marozzi) rischierebbe di andare incontro al blocco dei conti correnti bancari e al pignoramento. Soldi nelle casse dell’azienda, ovviamente, non ce ne sono. Mancano quelli per pagare i fornitori, figuriamoci un mega debito.
L’avvocatura civica di Roma Capitale, su input dall’assessore Guido Improta, cambia rotta: pronto il ricorso per sminare il tentativo di Tevere Tpl, che destabilizzerebbe il progetto di recupero previsto per Atac, che ancora oggi rischia il tracollo finanziario con 1,7 miliardi di debiti. Secondo gli avvocati del Campidoglio, per lo stato di dissesto, nessun creditore può intraprendere azioni esecutive nei confronti del Comune e delle partecipate. Tutto questo in attesa del ricorso in Cassazione tra Tevere Tpl e Atac previsto il 18 dicembre.
IL LODO
Tutto nasce con il lodo arbitrale chiesto da Tevere Tpl sul bando di 400 milioni (dal 2005 al 2009), per adeguamento delle tariffe e per la proroga del contratto fino a tutto il 2009. L’anno successivo il collegio dà ragione a Tevere Tpl e stabilisce il pagamento di 110 milioni. Atac fa ricorso, ma il Comune decide di transare e offre 65 milioni. Il conto viene inserito a bilancio. Ma l’assessore dell’epoca, Antonello Aurigemma, blocca il piano e chiede un parere all’avvocatura. La vicenda giudiziaria va avanti. Alemanno perde le elezioni, arriva Marino. La causa piomba sulle spalle del nuovo ad Danilo Broggi con una sentenza della Corte d’appello: Atac deve pagare 94 milioni.
Intanto continua il piano del Campidoglio per salvare Atac dal tracollo. Oggi mancano 100 milioni di euro. La Regione, a causa degli oneri del commissariamento della Sanità, difficilmente riuscirà a trovarli. E così sempre lunedì la questione sarà di nuovo sul tavolo degli assessori. Ma una volta risolta, il Campidoglio dovrà affrontare la grana della ricapitalizzazione di Atac, già calcolata a spanne in circa 400 milioni. Altri soldi che dovrà scucire il Comune. Altrimenti prima del prossimo bilancio i libri contabili di Atac finiranno, per legge, in tribunale.