Il leader della Cgil parla all'assemblea della Fiom di Cervia e affila le armi sul tema caldo della riforma del Lavoro: "Così si torna al lavoro servile". Sulla legge di Stabilità: "Basta con la logica dei tagli lineari". Rilancia l'idea di patrimoniale. Contro Renzi anche il cardinal Bagnasco e la minoranza Pd
MILANO - Sindacati, vescovi, minoranza Pd: la riforma del lavoro del governo sotto il fuoco di attacchi incrociati. A scagliare il primo strale il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, che dall'assemblea della Fiom a Cervia, tuona: "Se si decidesse di procedere con il decreto bisogna proclamare lo sciopero generale", raccogliendo gli applausi dei metalmeccanici.
E dal cardinale Angelo Bagnasco arriva un nuovo monito, dopo le critiche di ieri indirizzate al premier dalla Cei: " "L'articolo 18 non è un dogma di fede - ha spiegato il presidente della Conferenza episcopale italiana in un incontro con i sindacati- e la sua eventuale abolizione serve solo se crea posti di lavoro altrimenti non serve a niente".
Sul fronte Pd, l'esponente di minoranza Pippo Civati paventa il rischio scissione: "Ho l'impressione che Renzi voglia rompere", dice il deputato dem a Radio Monte Carlo. La scissione è un rischio reale?: "E' un rischio se Renzi non si rende conto di essere anche il segretario di un partito che può avere legittime differenze al proprio interno e che è stato eletto per difendere l'articolo 18 così non certo per abolirlo".
Intanto, come visto, il segretario generale della Cgil affila le armi a proposito della discussione parlamentare sulla riforma del ministro Giuliano Poletti, che passa attraverso una legge delega da affidare al governo, in discussione al Senato, che a sua volta conta di procedere con i decreti delegati. L'allarme di Camusso, già segnalato nei giorni scorsi, è che con l'impianto proposto dal governo si "sta tornando verso una concezione di lavoro servile".
Camusso ha affrontato anche i temi della prossima legge di Stabilità, chiedendo lo stop ai tagli lineari della spesa pubblica, mentre "bisogna cambiare passo". La sindacalista ha osservato che si è sentito finora solo parlare di tagli del 3% per ogni ministero e questo "induce a immaginare che siamo ancora una volta di fronte ad una politica di puri tagli lineari". Ma la politica di tagli che abbiamo alle spalle - ha osservato - non è stata tanto riduzione di sprechi ma si è tradotta in "salari e occupazione dentro le amministrazioni pubbliche". In un'ottica di redistribuzione occorre partire "dalla patrimoniale sulle grandi ricchezze" in modo da usare "quelle risorse per far ripartire l'occupazione". Rilanciando l'idea cara al sindacato, Camusso spiega che "occorre partire da lì e dire che la crisi non ha colpito tutti allo stesso modo".
Il fronte sindacale è più caldo che mai, da quando la riforma del lavoro contenuta nel Jobs Act è diventata la priorità del governo. Al centro della discussione, come noto, la volontà dell'esecutivo, ribadita dal premier Matteo Renzi anche nel suo recente viaggio negli Usa, di superare l'articolo 18 e con esso la "reintegra" dei lavoratori licenziati senza giusta casa. Al suo posto, il contratto a tutele crescenti e una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali.
La leader della Cgil ha lanciato messaggi importanti negli ultimi giorni agli altri sindacati. Sulla possibilità di una manifestazione unitaria con Cisl e Uil recentemente ha detto: "Abbiamo deciso una serie di iniziative, così come anche le altre organizzazioni fanno le loro, e ci auguriamo che si reincrocino positivamente presto". Anche oggi ha battuto sul tasto dell'unità: "Dobbiamo rincrociare Cisl e Uil" perché la divisione tra il sindacato "è uno straordinario argomento in mano al governo".
Non sono mancati i toni duri sia verso l'esecutivo ("non ci stiamo al diktat 'prendere o lasciare') sia verso gli industriali ("in questo confronto la Confindustria è un desaparecido"). Dal canto suo, il leader della Fiom, Maurizio Landini, ha confermato la mobilitazione del sindacato: sarà impegnato, assieme alla Cgil, in "un'azione e una mobilitazione che siano in grado di reggere nel tempo e far cambiare idea, su alcuni punti importanti, al governo". Dal palco di Cervia ha rincarato: "Noi più di Renzi abbiamo bisogno di cambiare il paese, è con noi che deve mediare, non con gli sms da Detroit. E' finito il tempo delle deleghe in bianco. Da lunedì assemblee in tutti i luoghi di lavoro e mobilitazioni in tutti i territori con strumenti sia classici che creativi".
Sulla mobilitazione, indicata per il 25 ottobre, Camusso è stata chiara: "Sarà l'inizio di una stagione di mobilitazione che si articolerà non solo con le grandi manifestazioni, ma anche in tutti i territori. Tutta la discussione di questo periodo è puntata a dividere, a partire dal lavoro. Noi dobbiamo fare quello che sappiamo: unire i lavoratori".