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Pescara, 24/11/2024
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29/09/2014
Il Fatto Quotidiano
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Governo Renzi: dialogo tra il 40,8% e un supergufo di Antonio Padellaro |
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Povero Matteo, adesso che a noi gufi impenitenti sono venuti a dare manforte i supergufi col botto: il Corriere della sera, i vescovi, l’ex amico Diego Della Valle. Molti nemici molto onore diceva quel tale che per la verità non ha fatto una bella fine.
Per carità, sono i soliti poteri forti gonfi di rabbia perché Renzi non se li fila. Lui pensa alla gente comune che non ha un lavoro e risparmia perfino sulla tazzina di caffè. Lui non si occupa dei giornalisti milionari e di quella santa romana chiesa che prima di intromettersi nelle vicende italiane molto meglio farebbe a pagare l’Imu come tutti i comuni mortali. Forse il paladino della gente comune dovrebbe chiarirsi le idee visto che ieri mattina un giornalone titolava: “Non temo i poteri forti” e “Renzi va da Marchionne”. Con straordinario effetto comico visto che l’uomo del maglioncino a cui il ragazzo con la camicia bianca ha reso omaggio dirige un colosso con addentellati in tutti i salotti buoni del globo. Quella Fiat che dopo aver munto aiuti da tutti i governi della Repubblica ha ringraziato scappando dall’Italia e cambiando sede fiscale per pagare meno tasse. Non proprio dei volontari della Caritas. Pubblicità
Marchionne ha capito che Renzi è l’ultima spiaggia, l’ultima speranza del nostro paese, se non vuole sprofondare nel terzo mondo e lo incoraggia ad andare avanti e a non avere paura. Il capo della Fiat pensa e parla proprio come la grande maggioranza degli italiani che dicono a Matteo di procedere con le riforme e di fregarsene dei profeti di sventura. I sondaggi dicono che il consenso a favore del premier è ancora alto e non accenna a calare. Ma sono numeri che voi gufi preferite ignorare.
A dire il vero la popolarità del buon Matteo qualche punto lo ha perso perché, come dice la Cei la gente comincia a non trovare le risposte ai troppi annunci. Quanto alle famose grandi riforme, di cosa stiamo parlando? Lo strombazzatissimo nuovo Senato, dopo il primo sì è scomparso dai radar. Il famoso Italicum ogni tanto riemerge per poi inabissarsi di nuovo. L’abolizione dell’articolo 18? Un’altra patacca di cui nessuno sentiva l’esigenza, come lo stesso Renzi non più tardi di due anni fa andava dicendo a Servizio Pubblico. Hanno ragione i monsignori quando vedono solo slogan privi di contenuto.
Con le sue tante promesse Renzi cerca di riscattarci dalla depressione in cui siamo caduti. Se al ritorno dal viaggio negli Usa lui dice: “Non siamo un paese finito”, è perché cerca di scuotere la collettività nazionale invitandola a non lasciarsi galleggiare nella rassegnazione. Si è caricato sulle spalle un peso gigantesco e cerca di portare l’Italia sulla riva della ripresa e della crescita. Ora si trova in mezzo al guado e nel momento più difficile bisognerebbe dargli una mano e non passare il tempo a criticarlo e a indebolirlo.
D’accordo se lui accettasse di farsi aiutare. E invece più passa il tempo, più il pil diminuisce e la disoccupazione cresce più lui si rinchiude in una corazza di prosopopea e supponenza. Diego Della Valle gli era amico e nella tribuna d’onore del Franchi si abbracciavano ai gol della Fiorentina. Racconta che Renzi prima di scalare palazzo Chigi cercava spesso il suo consiglio. Ora ne parla come di uno sprovveduto che non ha mai lavorato, circondato da una masnada di incapaci e gaglioffi e che pensa di poter annunciare qualunque stupidaggine e di contraddirla il giorno dopo. Flaiano direbbe: l’insuccesso gli ha dato alla testa.
Per parlare con tanta acredine Della Valle deve aver subito qualche delusione personale da parte del premier. E poi che ne sappiamo noi dei loro rapporti precedenti e delle ruggini sopravvenute? Suvvia, nessuno di questi signori che si riempiono la bocca di grandi valori versando calde lacrime sulla gente che soffre conduce vita francescana.
Se è per questo neppure Renzi è un giglio di campo. L’inchiesta sulla bancarotta dell’azienda di famiglia inzeppata di lavoratori precari non giova certo alla sua immagine. E se il direttore del maggiore quotidiano italiano avverte intorno al premier un odore “stantio di massoneria”, qualche domanda il giovanotto di Rignano dovrebbe farsela. Anche de Bortoli è sconcertato dal patto del Nazareno e giustamente s’interroga sugli accordi segreti stretti da Renzi con il pregiudicato di Cesano Boscone. Un articolo che poteva benissimo essere pubblicato sul Fatto.
Renzi dei giornali se ne frega. Lui parla direttamente con il popolo…
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