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Pescara, 24/11/2024
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30/09/2014
Il Tempo
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Geremia Mancini, segretario nazionale dell’Ugl da due mesi, si è dimesso. «Troppe divisioni, meglio andare via». Eletto quasi all’unanimità aveva rinunciato da subito allo stipendio |
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PESCARA Esponente di spicco della destra sociale abruzzese, ha speso una vita nel sindacato e vanta trascorsi nelle file di Alleanza Nazionale. Geremia Mancini, 59 anni, di Manoppello, il 28 luglio scorso è stato nominato segretario nazionale dell’Ugl, in seguito all’uscita di scena del suo predecessore Giovanni Centrella, coinvolto in un’inchiesta giudiziaria. A distanza di appena due mesi, Mancini ha rassegnato le dimissioni. «Sono stato votato quasi all’unanimità, per ristabilire l’unità interna e traghettare l’Ugl verso il congresso di gennaio – spiega il sindacalista abruzzese – Quando sono riemerse le frizioni tra le due anime in competizione, ho scelto di farmi da parte, d’altronde arrivo dalla periferia e sono estraneo alle logiche romane». Dedizione e spirito di servizio, avevano indotto Mancini a rinunciare ad ogni emolumento: «L’ho fatto perché il sindacato sta attraversando un momento difficile». Se l’Ugl ha i suoi problemi, anche il resto del panorama sindacale è investito da una grave crisi di rappresentatività. «I sindacati giocano un ruolo ancora attuale e assolvono una funzione indispensabile – ribatte Mancini – C’è bisogno, però, di rigenerarsi e di riacquistare appeal nei confronti dei cittadini, visto che negli ultimi tempi ci si è occupati un po’ troppo di servizi e meno dei problemi reali». Un invito a tornare nelle piazze e nei luoghi di lavoro: «Dobbiamo essere gli ambasciatori della fame e dobbiamo essere uniti, quanto meno sui grandi temi che riguardano il mondo del lavoro». Un passaggio cruciale è rappresentato dal dibattito sull’articolo 18. «Non è un totem – premette Mancini – ma è vergognosa la pretesa di abolirlo, in una fase in cui non si riesce a tutelare il lavoro». Volgendo lo sguardo al suo Abruzzo, l’ex segretario dell’Ugl denuncia la carenza di una classe politica di spessore. «Vengo da una storia di destra, ma non ho difficoltà ad ammettere che figure del passato, come quella di Remo Gaspari, dimostrarono grandi capacità interlocutorie e riuscirono ad attrarre realtà industriali del livello di Sevel e Honda – sottolinea Mancini – Negli ultimi anni, forse dai tempi di Nino Sospiri, mancano personaggi simili e l’Abruzzo ne sta scontando gli effetti». Il sindacalista pescarese compie un’apertura di credito nei confronti del neo governatore: «D’Alfonso è nato a pochi passi da casa mia, si sta dando da fare e spero possa essere il traino in grado di rimettere in moto la regione». Parole dolci anche per Chiodi, meno per la vecchia maggioranza. «L’ex presidente si è impegnato molto – nota il sindacalista – ma non tutta la sua squadra di governo era al suo livello». Parole disinteressate. Il futuro di Mancini, almeno per il momento, non è in politica. «Vorrei tornare a fare ciò che facevo qualche anno fa – conclude l’ex numero dell’Ugl – e occuparmi degli aspetti culturali e convegnistici, perché un sindacato ha bisogno di negoziatori bravi, ma anche di consapevolezza storica».
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