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Pescara, 24/11/2024
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Data: 01/10/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Legnini, orgoglio abruzzese» La politica saluta il nuovo vice presidente del Csm. La stima degli avversari

PESCARA Forse le parole più appropriate per raccontare l’avventura di Giovanni Legnini, da ieri vice presidente e, di fatto, vertice assoluto del Consiglio superiore della magistratura, le ha trovate Marco Alessandrini. Dice infatti il sindaco di Pescara: «La storia di Legnini mostra il volto migliore della politica: è partito da un piccolo paese abruzzese ed è arrivato ai vertici dello Stato conquistandosi affidabilità, stima e fiducia centimetro per centimetro».
Centimetro per centimetro: Legnini, l’uomo dei piccoli ma inarrestabili passi ha costruito una storia di successo quasi americana con tenacia, applicazione, studiando ogni carta, mostrandosi affidabile, preparato, competente in ogni occasione in cui serviva esserlo. Da Roccamontepiano a Palazzo dei Marescialli è un bel cambiare panorama. Legnini c’è riuscito contando su quell’essere «secchione», sia detto senza offesa alcuna, che proprio come uno studente modello e testardo lo ha portato a conquistare pagelle impeccabili, voti eccellenti, incarichi prestigiosi.
Senza, peraltro, perdere quella natura di «uomo mite» sottolineata ieri da Silvio Paolucci, assessore regionale e segretario del partito di Legnini, il Pd, salutando l’elezione dell’avvocato di Roccamontepiano con «sincero orgoglio» abruzzese.
Un orgoglio abruzzese mostrato anche da chi con Legnini non condivide lo schieramento, a testimonianza della sua capacità di farsi apprezzare oltre gli steccati partitici: Paolo Tancredi, deputato del Ncd, ne definisce l’elezione «una buona notizia per le istituzioni italiane e per l’Abruzzo», e l’ex governatore Gianni Chiodi, Forza Italia, parla di «ottima cosa», di «figura di prestigio e incarico luminoso per una persona di straordinario valore», parole che dette da un tenace avversario come Chiodi valgono, forse, più di altre per l’ormai ex sottosegretario.
Ieri di complimenti su Legnini ne sono piovuti tanti, come la circostanza favoriva: da Gianni Melilla a Vittoria D’Incecco, Giuseppe Di Pangrazio, Giovanni Lolli, Riccardo Chiavaroli, Antonio Razzi. E poi dirigenti nazionali dei partiti, il presidente del Senato Piero Grasso, il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Dai commenti sono piaciute a molti le prime dichiarazioni dell’ex parlamentare nelle nuove vesti di capo dell’organo di autogoverno della magistratura: ne troverete ampia traccia nelle pagine nazionali di questo giornale, Legnini ha dato una nuova dimostrazione del suo stile soft («Confido in una soluzione positiva sulla vicenda delle ferie dei magistrati, si sta lavorando a una mediazione», «promuoveremo collaborazione e dialogo con il ministro della Giustizia», «confronto non rituale ma effettivo sulle riforme», e naturalmente sulla funzione della magistratura che «è e dovrà essere sempre autonoma, indipendente e imparziale»), insomma dicendo quel che ci si aspettava di sentir dire per raffreddare gli animi assai accesi tra Governo e toghe. Almeno per provare a raffreddarli, gli animi: quanto a riuscirci si vedrà.
Resta il fatto che, una volta celebrato l’orgoglio abruzzese per il Legnini di Palazzo dei Marescialli, vada anche considerata la perplessità abruzzese per il Legnini non più a Palazzo Chigi. C’è un vuoto di rappresentanza, al Governo, e l’incarico strappato per Stefania Pezzopane come membro dello staff di Matteo Renzi con consulenza sulla ricostruzione dell’Aquila non colma il vuoto lasciato da un sottosegretariato pesante come quello all’Economia, un posto che conta, in qualsiasi Governo, un posto di vedetta a Roma che all’Abruzzo faceva assai comodo. E’ interessante che a sottolinearlo sia, prima ancora degli avversari politici, proprio chi, dall’uscita di un giocatore importante come Legnini dal campo di centrosinistra della politica abruzzese, guadagna in spazio e libertà di movimento: Luciano D’Alfonso, il governatore. Dice infatti il Serenissimo, una volta salutata l’elezione dell’«abruzzese autorevolissimo»: «Adesso l’Abruzzo dovrà raccogliere le proprie energie sapendo che non potrà contare su uno straordinario contributo di amministrazione attiva come quello sempre fornito da Legnini». Una chiamata a raccolta, a leggerla così. Tra le righe, un’ulteriore riaffermazione di leadership: Legnini non è più al Governo, Roma è più lontana ma tranquilli, i contatti li ho io. Dovete fidarvi. La battaglia pre-elettorale sulla candidatura a governatore prima e quella sulla leadership del centrosinistra poi sono, di fatto, finite ieri.

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