MONTESILVANO A quattro mesi da quella schiacciante vittoria alle comunali, quando la coalizione del centrodestra da lui capeggiata ha sfiorato il colpaccio della maggioranza assoluta, il primo cittadino di Montesilvano Francesco Maragno si è dimesso. A far saltare l’assise civica della città adriatica è stata la mancata approvazione del bilancio di previsione per il 2014, in programma nella seduta del Consiglio comunale di ieri mattina. Difatti, la minoranza aveva chiesto un rinvio di alcuni giorni affinché fossero ben analizzati tutti gli emendamenti – all’incirca duemila – presentati dalle forze dell’opposizione. Il suggerimento non è piaciuto né al sindaco né alla giunta che si sono dichiarati contrari, invitando i consiglieri a cominciare il dibattito in aula, ma quando si è passato al voto, la proposta di rinvio è stata approvata con tredici voti favorevoli e undici contrari. Ben cinque consiglieri di Forza Italia - Manola Musa, Anthony Aliano, Claudio Daventura, Deborah Comardi e Stefano Di Blasio - hanno voltato le spalle al sindaco, facendo così spaccare la maggioranza e costringendo il primo cittadino a dimettersi. «Per la mia dignità di uomo, di padre di famiglia e di sindaco non posso accettare che le scelte politiche siano fatte fuori dal Comune – ha detto Maragno - Sono sempre stato un uomo libero e lo sarò anche senza la fascia tricolore». I primi presagi di una nuova brutta pagina nella storia politica di Montesilvano si erano avvertiti già nella mattinata, quando il presidente del Consiglio, Umberto Di Pasquale, si era rifiutato di sottoporre al voto la proposta della minoranza sul rinvio della seduta. Un comportamento giudicato «dittatoriale» non solo dall’opposizione, ma anche da Forza Italia, partito leader della coalizione di Maragno, che insieme firmano un documento indirizzato al prefetto di Pescara per denunciare l’accaduto. Una lite furibonda segue tra i forzisti e nei corridoi di Palazzo Diaz voci più insistenti parlano di possibili dimissioni del sindaco. Alle 15.30 il Consiglio comunale riprende e Maragno scoperchia il vaso di Pandora, mettendo sul tavolo numeri sinonimi di dissesto per il Comune. Dai 64 milioni di debiti agli undici milioni da recuperare entro il 31 dicembre per rispettare il patto di stabilità ed evitare il collasso. L’invito del primo cittadino è di avviare il dibattito in aula, senza ricorrere al rinvio chiesto dalla minoranza. Ma minoranza non demorde e chiede al sindaco di «non incatenarsi agli ideali» e di concedere tempo ai dirigenti per valutare al meglio gli emendamenti. Poi, il voto, e prima ancora che Maragno possa pronunciare il suo ultimo discorso da primo cittadino, il consigliere forzista Anthony Aliano lo saluta ad alta voce con un sibillino «buona fortuna». Maragno annuncia le dimissioni e nella storia di Montesilvano il 2014 si riconferma un l’anno più buio. Dopo la caduta del sindaco del centrosinistra a febbraio, ora anche il percorso politico del centrodestra si ferma anzitempo. Ma forse non è del tutto finita: Maragno ha ancora venti giorni per ripensarci.