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Pescara, 24/11/2024
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Data: 03/10/2014
Testata giornalistica: Il Centro
La crisi a Montesilvano - Maragno rispetti chi l’ha votato. La capogruppo di Forza Italia è una dei cinque dissidenti che hanno provocato lo strappo «Nessun ricatto per le poltrone, se ci sono lobby il primo cittadino sporga denuncia»

MONTESILVANO Tra i transfughi della maggioranza che hanno determinato la caduta del sindaco Attilio Di Mattia, la capogruppo di Forza Italia Deborah Comardi è ora una dei cinque dissidenti che hanno portato, martedì pomeriggio, alle clamorose dimissioni del sindaco Francesco Maragno dopo appena cento giorni di governo. E il sindaco ora pare intenzionato a non voler tornare sui suoi passi. Ad appena 25 anni, dunque, la studentessa universitaria - “figlia d’arte” dell’ingegnere Kennedy Pettine e dell’architetto Aurelio Colangelo - potrebbe portare il peso della caduta di due amministrazioni in appena 6 mesi. Ma lei non ci sta e minimizza sull’accaduto in un’intervista rilasciata al Centro. Che cosa l'ha spinta ad opporsi al sindaco in consiglio comunale? «Non c’è stata alcuna opposizione, secondo me si è trattato di un malinteso. C’è stato un semplice rinvio tecnico, non erano trascorsi i giorni previsti dalla legge per la discussione e, inoltre, volevamo avere l’opportunità di valutare gli oltre 2000 emendamenti presentati dalla minoranza per approvare i meritevoli». Si aspettava una simile reazione? «Assolutamente no, abbiamo votato soltanto il rinvio del consiglio di una settimana. Nel mio discorso d’insediamento, come capogruppo di Forza Italia, ho detto chiaramente che avremmo dialogato e rispettato la minoranza. Così è stato. Data la reazione spropositata del sindaco, penso che si sia trattato di un suo momento delicato derivante dalla redazione di un bilancio complicato». Nei giorni scorsi, lei aveva già mostrato segni di insofferenza nei confronti di un bilancio preconfezionato dalla giunta comunale minacciando di rinunciare al ruolo di capogruppo. È cominciato lì lo strappo? «Non c’è stato alcuno strappo. Il mio pensiero è che sia dovere di ogni sindaco condividere con la propria maggioranza eletta dal popolo un atto tanto importante prima di approvarlo in giunta. Ne abbiamo parlato e la cosa è finita lì». Crede che ci siano i margini per ricucire la spaccatura e continuare a governare la città? «Ripeto, non c’è stata alcuna spaccatura da parte nostra. Un rinvio tecnico non giustifica le dimissioni. Il sindaco dovrebbe assumersi la responsabilità di continuare a governare questa città, per il rispetto dei cittadini che hanno avuto e hanno fiducia in lui e in noi». L'8 ottobre sarà in consiglio a votare favorevolmente il bilancio? «Certamente. Noi non lasceremo la città alla deriva senza bilancio, tantomeno commissariata». Si è parlato di poltrone. Forza Italia ha davvero ricattato il sindaco? «Scherziamo? Personalmente ho rinunciato alla poltrona di assessore all’inizio del mandato. Il sindaco potrebbe in futuro allargare la giunta, in quel caso ci sarà solo normale dialettica politica. Il ricatto non è nel nostro stile, prova ne è il fatto che Forza Italia, in commissione bilancio, aveva già votato favorevolmente». Maragno parla di maggioranza sporcata dalle lobby. Come commenta questa pesante affermazione? «Penso che il sindaco, se ama davvero la sua città come dice, debba tornare al suo ruolo e che, in quanto garante della legalità, abbia il dovere morale di sporgere denuncia alle autorità competenti. Noi siamo con lui». Se Maragno non dovesse tornare sui suoi passi lei, a soli 25 anni, sarebbe corresponsabile del fallimento di 2 amministrazioni in 6 mesi. Sente il peso di questa responsabilità? «La politica impone coraggio e responsabilità delle proprie scelte. Le scelte devono rispettare il volere dei cittadini, poiché noi siamo i loro rappresentanti. L’amministrazione Di Mattia è fallita da sola, ho fatto solo quel che dovevo fare. L’amministrazione Maragno è appena cominciata e non sarà un malinteso a fermarla». In una recente intervista al Centro ha dichiarato che la sua famiglia è di supporto alla sua azione politica. Quanto hanno influito i suoi genitori in questo caso? «Beh, direi zero. Che c’entrano i genitori con un rinvio tecnico?» Montesilvano sembra non trovare pace dal punto di vista amministrativo. Qual è secondo lei la soluzione per salvare la città? «Sicuramente il dialogo tra le parti, il guardare lontano verso obiettivi comuni e avere il coraggio di non fermarsi al primo intoppo».

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