L’AQUILA Le prime fatture relative alla compartecipazione alle spese per le prestazioni riabilitative residenziali e semiresidenziali, per quelle erogate dalle residenze assistite e per quelle socio-riabilitative residenziali in strutture semi protette e case famiglia, cominceranno ad arrivare a novembre; le altre, quelle fornite dalle residenze sanitarie assistite, invece, a dicembre. In entrambi i casi però, per il momento e fino alla fine dell'anno, l'impatto sarà relativo sugli utenti, perché con i quattro milioni di euro stanziati martedì scorso in consiglio regionale, saranno i Comuni ad accollarsi (previo rimborso della Regione) la quota di compartecipazione al 100%.
Per disabili, anziani non autosufficienti, malati di Alzheimer e psichici, però, la strada è tracciata, perché dal primo gennaio 2015, dopo il rodaggio del sistema, saranno loro, almeno in parte, a doversi far carico della spesa. La Regione sta definendo ancora modi ed entità del contributo, ma una prima bozza fissa già quelle che saranno le spese che gli utenti interessati dovranno affrontare.
L'impegno di stanziare circa didici milioni di euro nel bilancio 2015 nel fondo di solidarietà, risolverà solo in parte il problema: di fatto dal prossimo anno gli utenti e i Comuni dovranno coprire dal 30 al 60% della spesa prevista, una quota parte che, per ogni giorno di assistenza, varia dai venti euro (per un disabile medio grave semiresidenziale) agli 86 euro (per un disabile grave privo del sostegno familiare in regime residenziale).
Un esempio «medio»: un disabile grave che affronta un ciclo riabilitativo residenziale di trenta giorni (come avviene di solito) dovrà garantire, in concorso con il Comune, una quota di 43 euro al giorno per complessivi 1.200 euro. Di questi una parte (verosimilmente la metà) saranno coperti dal Comune (che attingerà al fondo di solidarietà) e la restante parte dall'utente. Circa 600 euro, in questo caso, destinati a pesare come un macigno sul budget delle famiglie che potranno richiedere esoneri e riduzioni ai Comuni sulla base delle fasce di esenzione Isee, fissate dalla Regione (in attesa delle determinazioni dei singoli Comuni) in 13mila euro l'anno per gli adulti e 30mila per i minori (in nucleo familiare). I Comuni poi potranno decidere di graduare queste fasce, fermo restando che alla fine i conti della compartecipazione dovranno comunque tornare.
Messa così, i decreti del commissario D'Alfonso appaiono un'enormità, ma secondo l'assessore alla Sanità Silvio Paolucci «è l'intero sistema che sarà rivoluzionato -spiega- grazie alla riconversione delle strutture e al setting dei bisogni». Insomma finora le strutture sanitarie hanno erogato forse più di quanto era necessario (magari trasformando una prestazione di ore in un giorno) e quel che manca davvero è una mappa dei bisogni. Un primo provvedimento di riconversione sarà firmato proprio oggi, ma la strada per rodare la nuova macchina della sanità è lunga e difficile: «Siamo consapevoli che all'inizio sarà complesso registrare e allineare costi, necessità e prestazioni -continua Paolucci- per questo per i primi mesi abbiamo voluto garantire la copertura al 100%. Ma la compartecipazione alle spese sanitarie è un dovere se vogliamo uscire dal commissariamento. Cercheremo di arrivarci nel modo più indolore».