ROMA «Non ce la facevo più. Sono mesi e mesi che Raffaele disturba, provoca e ci mette in cattiva luce. Prima o poi, dovevo dirgli qualcosa». Così parla Silvio Berlusconi, dopo la zuffa con Fitto. Poi gli chiederà scusa («Non volevo offenderlo dandogli del democristiano») ma intanto la terribile giornata nella giungla Forza Italia s’è consumata dentro il parlamentino azzurro di Palazzo Grazioli (anche se non ci sono più i soldi per pagarne la pigione) tra l’ammutinamento di mezzo partito, il parricidio di Raffaele contro Silvio (e quest’ultimo, successivamente: «Io a lui ho parlato come fa un papà al figlio che sta sbandando») e il tentativo dell’ex premier di placare i suoi fingendo di essere diventato cattivo con Renzi. Al quale, giura Berlusconi, «non daremo il soccorso azzurro» in Senato sul Jobs Act. Magari, invece, glielo daranno mascherato, cioè uscendo dall’aula al momento del voto, per abbassare il quorum. Ma questo si vedrà.
LO SHOW
Per ora, il super-match. Berlusconi lascia il suo posto al tavolo della presidenza, scende in preda alla rabbia, e si avvicina a Fitto che sta criticando la «sudditanza» a Renzi e perorando la causa delle primarie. Gli ha già detto più volte, «taglia». E quello gli ha risposto beffardo: «Sono solo alle premesse». E ha sbuffato Silvio, ha fatto le smorfie di disappunto, comincia a non trattenersi più ed esplode. «Ce n’è stato un altro che faceva come te. Ti stai comportando come Fini. Se continui, ti deferisco ai probiviri. Non mi costringere, se vuoi vattene e fatti il tuo partito con i tuoi 300.000 voti». Fitto guarda Berlusconi come fece Fini con l’allora Cavaliere, e sembra dirgli come il Gianfranco del 22 aprile del 2010: «Che fai, mi cacci?». E poi: «Io non me ne vado», incalza l’eurodeputato pugliese. Silvio definisce l’avversario: «Un parroco di Lecce». Poi: «Raffaele, tu sei figlio della vecchia Dc e della vecchia politica. La devi smettere di radunare i tuoi senatori e di attizzarli contro gli altri. E ogni giorno fai dichiarazioni sciocche sulle primarie e sull’articolo 18. La devi smettere di attaccarmi di continuo. Stai danneggiando il parito e me». Fitto controaccusa: «Il tuo cerchio magico mi spara ogni giorno addosso». L’altro: «Ma quale cerchio magico! Ma basta con queste panzane! Abbiamo fatto un focus, caro Raffaele, da cui risulta che tu ci fai perdere il 3-4 per cento dei voti. Le discussioni vanno fatte in privato, basta con queste cose in pubblico». Basta? Il Patto del Nazareno sta irritando un bel pezzo del partito. Molti senatori, lì dove sta arrivando il Jobs Act, non sopportano più di votare sempre «verde-verde-verde» («E’ come se stessimo dentro il governo, e così tra poco finiamo sotto la Lega che stando all’opposizione è arrivata al dieci per cento»). E occhio a questo siparietto. Capezzone: «Più duri contro Renzi». Verdini: «Oltre che con il cuore, parla con il cervello». Capezzone: «Io ce l’ho il cervello». Verdini: «E allora, dovresti capire che questo governo ha fatto tutto quello che piace a noi. Come la legge elettorale. Se per colpa vostra dovesse passare il Mattarellum, io vi impicco a un albero!». Capezzone: «Ma è per colpa tua che siamo passati dal 20 al 13 per cento». Marasma totale, ecco. A cui si aggiunge un Berlusconi che, alla luce dei litigi in Calabria per le regionali, dice: «Niente alleanze con Ncd. Se loro vanno con la sinistra, prendono lo 0,4». «Ma anche noi», chiosa sarcastico uno dei fittiniani, «rischiamo di fare la fine del partito di Alfano».