ROMA Voto di fiducia mercoledì a palazzo Madama sulla riforma del mercato del lavoro. La decisione verrà ufficializzata nel consiglio dei ministri che si terrà martedì dopo l’incontro a palazzo Chigi tra governo e sindacati. L’accelerazione era nell’aria. Lo scalpo dell’articolo 18 Matteo Renzi intende portarlo con sè a Milano mercoledì prossimo al consiglio europeo straordinario dedicato al lavoro. Il passaggio parlamentare delle legge che delega al governo la scrittura delle norme attuative, è un obiettivo che il Rottamatore si è speso con tutti gli interlocutori internazionali incontrati nelle ultime settimane.
Renzi è convinto che la modifica dell’articolo 18 sia per Bruxelles e per i mercati, la cartina di tornasole sulla quale misurare capacità e forza dell’attuale esecutivo. Consegnato lo scalpo a Bruxelles, Berlino e Francoforte, Renzi è pronto ad alzare il livello dello scontro contro «i burocrati» della Commissione che «le hanno sbagliate tutte», arrivando a mettere in discussione anche il fiscal compact sin dal consiglio europeo di fine mese.
Nel merito comunque resta da sciogliere il nodo di come dare corpo alla mediazione sull’articolo 18 raggiunta in direzione Pd (reintegro salvo per i licenziamenti discriminatori e per i disciplinari ingiustificati) senza urtare troppo le sensibilità dei centristi della maggioranza che quella mediazione non l’hanno ancora digerita. La minoranza Pd continua a chiedere garanzie e vorrebbe dettagliare meglio la delega. Se la fiducia sarà chiesta sullo stesso testo della delega approvato in commissione Lavoro di Palazzo Madama (senza un nuovo maxiemendamento) la battaglia potrebbe quindi spostarsi a Montecitorio.
REINTEGRO SOLO CASI GRAVI
Pur avendo aperto ai motivi disciplinari ingiustificati, l’idea di Renzi è quella di limitare al massimo la discrezionalità dei giudici anche in quei casi residuali in cui resta la possibilità di reintegro. Cosicché, se proprio occorrerà inserire già nella delega la specificazione che la possibilità (che non vuol dire obbligo) di reintegro resti anche per i licenziamenti disciplinari, si dovrebbe aggiungere la frase «previa qualificazione delle fattispecie». Il merito resterà comunque affidato ai decreti attuativi e qui la fantasia si sbizzarrisce: fare un elenco dettagliato dei «casi gravi»; invertire l’onere della prova (attualmente a carico dell’azienda) se c’è il sospetto di un motivo disciplinare camuffato con uno economico; prevedere la possibilità per l’azienda di un super indennizzo aggiuntivo al posto dell’imposizione del reintegro. La sostanza resta la stessa: il nuovo contratto a tutele crescenti spazzerà via l’articolo 18 per tutte le nuove assunzioni, salvo rarissimi casi.