Il Tfr in busta paga non piace agli industriali. Mentre il governo, nell’ambito degli interventi sul mercato del lavoro, non dovrebbe limitarsi alla sola riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Giorgio Squinzi, numero uno di Confindustria, a Napoli per il Forum della piccola industria, lancia un doppio «avvertimento» al premier Matteo Renzi. «Per quel poco che si è capito finora dall’annuncio di un intervento sul Tfr, l’unico reale beneficiario di questa operazione sarebbe il Fisco - ha detto Squinzi nel suo intervento alla Città della Scienza - l’ipotesi sul Tfr in busta paga fa sparire con un solo colpo di penna circa 10-12 miliardi per le imprese italiane, se questa è la strada che s’intende seguire la risposta è semplice. Ce l’ho già oggi: è no».
Il viceministro Calenda: «Non si fa se c’è impatto sulle imprese»
A immediato giro di posta, il viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha replicato rassicurando Squinzi: «Voglio essere molto chiaro sulla posizione del governo: farà questa operazione solo se sarà totalmente neutra per le imprese». Se per anticipare il Tfr in busta paga ci sarà un qualsiasi peso per le pmi il Governo «non lo farà».
Renzi ad Assisi: «Ricostruiamo l’Italia»
Dopo le uova di venerdì a Ferrara, Matteo Renzi sabato si è intanto recato ad Assisi per le celebrazioni per la festa di san Francesco, co-patrono d’Italia. «Va e ripara la tua casa, questa frase che viene dall’esperienza di Francesco, in questo momento vale anche per noi», ha detto il presidente del Consiglio. «Ci sono da riparare molte cose in Italia, innanzitutto il sistema del lavoro. È ciò che l’Italia deve fare i prossimi mesi: rimettere a posto il sistema della scuola per passare poi alla pubblica amministrazione e alla giustizia. Vorrei però che tutti facessimo uno sforzo per ricordarci che noi ci chiamiamo Italia - ha proseguito il premier - e nonostante tutte le difficoltà occorre andare avanti non mollando mai».
Squinzi: «Non solo articolo 18»
Anche sul fronte della riforma del lavoro, Renzi ha ricevuto una replicato a distanza dal presidente di Confindustria: «Affrontiamo il problema lavoro nella sua complessità e nella sua interezza, perché non si tratta del solo articolo 18», ha detto Squinzi. «Occorre riformare radicalmente i meccanismi che si occupano del mercato del lavoro, di un moderno ed efficiente incontro tra domanda e offerta. A chi governa - ha comunque aggiunto Squinzi - il coraggio non difetta. È una dote che apprezzo. Perciò non ci sottrarremo mai a una collaborazione con il governo».
Confindustria e l’uscita delle aziende pubbliche
Sullo sfondo dei rapporti tra Confindustria e l’esecutivo, c’è anche la questione della ventilata uscita delle società controllate dal Tesoro dall’associazione di viale dell’Astronomia. Come anticipato dal Corriere della Sera , Palazzo Chigi premerebbe sul nuovo management delle società pubbliche per avviare una possibile uscita da Confindustria, sulla scia della Fiat di Sergio Marchionne. In ballo, tra l’altro, ci sono oltre 25 milioni di euro all’anno versati come contributi da Eni, Enel, Poste, Finmeccanica e Ferrovie.