ROMA La sinistra Pd avverte Renzi: così com’è la delega sul lavoro non può essere votata. E Maurizio Landini annuncia che la Cgil non intende fermarsi alla manifestazione del 25 ottobre ma proseguire nella mobilitazione contro il jobs act. Il leader della Fiom chiede a Renzi di togliere dal tavolo l’abolizione dell’articolo 18. Ieri è stata una giornata caratterizzata dall’incontro della sinistra del Pd a Bologna e dalla manifestazione di Sel in una piazza romana. Maurizio Landini ha partecipato ad entrambe e ne è stato quasi il collante. «Il 25 ottobre la piazza sarà piena» dice il leader della tute blu della Cgil, aggiungendo che la «battaglia va fatta sino in fondo». Sollecita a quegli esponenti del Pd oggi critici di portare sino in fondo il contrasto. «Non possiamo fare una manifestazione e poi se il Parlamento va avanti, magari c’è un voto di fiducia, allarghiamo le braccia e finisce lì: la battaglia va fatta sino in fondo». Landini ha portato un attacco alle politiche di Renzi cercando di smontare la contrapposizione tra i precari e chi ha tutele: «I precari se non si organizzano con i non precari, non risolvono i loro problemi e i non precari devono fare una battaglia più incisiva che riguarda tutti». Dunque «è il momento della coerenza». Bisogna evitare, ha ammesso, di ripetere ciò che fecero i sindacati di fronte alla riforma delle pensioni targata Fornero: «Abbiamo fatto tre ore di sciopero, abbiamo fatto una cavolata». Che il governo «ha ripreso tutto quello che ha scritto la Confindustria», come ha detto Landini, è convinta anche la sinistra del Pd riunita a Bologna con Gianni Cuperlo. Le critiche al governo e alla segreteria sono risuonate durissime. «Assegnare una delega senza vincoli su una materia delicata come un cristallo, e la norma sui licenziamenti lo è, non ha precedenti» e va respinta, ammonisce Cuperlo. Aggiungendo che «sarebbe un errore se il governo scegliesse la via della fiducia». Altro che articolo 18, ha spiegato ancora, il problema sono le esigue risorse per gli ammortizzatori. I fondi si possono trovare con una riforma fiscale. Ma il voto contrario in Aula non è ancora deciso. «Credo molto nella disciplina di partito. Ma credo che non ci possa essere una disciplina senza partito» quindi serve ancora discutere. Allo stato dei fatti, dice chiaramente Stefano Fassina, «per quanto mi riguarda, senza cambiamenti significativi la delega non è votabile. Resto fedele al mandato che gli elettori ci hanno dato per portarci in Parlamento» che non prevedeva la soppressione dell’articolo 18. «Il Parlamento non può dare una delega in bianco al governo» che deve indicare «le misure di contrasto alla precarietà e le tipologie contrattuali eliminate». Inoltre, chiede Fassina, serve capire se «vi siano risorse certe e aggiuntive per gli ammortizzatori» e se ci sarà «ancora la possibilità per un lavoratore licenziato senza giustificato motivo di poter essere reintegrato al lavoro». Pippo Civati, uno degli esponenti della minoranza Pd, non usa mezzi termini: «Renzi fa battaglie contro la sinistra come se fosse un leader di destra a furia di frequentare Verdini». Anche Vendola dal palco romano bolla l’ipotesi di porre la fiducia ventilata dal governo «come l’arroganza degli insicuri».