PESCARA «Alla mia età mi fanno passare per uno che ruba lo stipendio». L'amara frase sfuggita due mesi fa a Camillo D'Angelo, 67 anni, dopo essere stato nominato responsabile dell'area politica dello staff del sindaco Marco Alessandrini, era una spia del clima che si respirava dentro e fuori il Comune, soprattutto dentro e fuori il Pd.
Sì, perché ora che Alessandrini non ha più il D'Angelo custode (ha lasciato il 1° ottobre per motivi di salute), certe frasi, certi musi lunghi, certi siluri lanciati a mezza bocca tornano in mente e dicono la verità sul clima che ha accompagnato le mosse iniziali dell'Amministrazione di centrosinistra. I primi veleni su Camillo D'Angelo arrivarono da Forza Italia quando furono rese pubbliche le cifre delle indennità dei componenti dello staff: quei tremila euro, fra stipendio e straordinari, fecero gridare allo scandalo gli "azzurri" e con loro pezzi importanti della maggioranza e del Pd, dove i mugugni si sentivano lontano un miglio. A D'Angelo, vice sindaco e assessore al Bilancio con Luciano D'Alfonso, fu subito addebitato di voler monetizzare un incarico, sia pure strategico. In pensione da direttore dell'Inps, si era discusso a lungo sull'opportunità di attribuire a D'Angelo quell'incarico, tant'è che Forza Italia era andata sollecitamente all'attacco. Ma che la poltrona scottasse, il consigliere politico del sindaco l'aveva capito subito dopo quando dal partito nessuna voce si era levata a sua difesa. A quel punto, D'Angelo ha cominciato a pensare di passare la mano. È vero che i problemi di salute c'entrano e sono reali: già cinque anni e mezzo fa, D'Angelo ci aveva rimesso un occhio per lo stress sopportato da reggente della Giunta nel dopo-D'Alfonso. I veleni dei mesi scorsi hanno fatto il resto, tant'è che D'Angelo aveva perso quasi del tutto la vista anche dell'altro occhio. Colpa dello stress sopportato, colpa pure di un carattere gramsciano ("odio gli indifferenti", ripete spesso) che non gli permette di farsi scivolare addosso i problemi e le polemiche. Colpa, lust but not least, di un Partito democratico che non ha mai preso posizione seriamente a difesa di uno che si è sobbarcato tutto il lavoro di cucina, e di cucito (nel senso letterale...) prima, durante e dopo le elezioni. Pezzi importanti del partito gli addebitano la storia delle indennità raddoppiate, il caso Veronica Teodoro (che invece D'Angelo ha subìto) e la scelta dell'assessore al Bilancio Bruna Sammassimo e una linea tranchant nelle decisioni politiche. Per ora, il sindaco Alessandrini non sostituirà il consigliere politico, se ne riparlerà ad anno nuovo, anche per una questione di risparmio che di questi tempi non guasta. Di certo, Camillo D'Angelo si sente ferito non tanto dagli attacchi palesi degli avversari politici quanto dai siluri sotto traccia del partito, specie di quelli che sono stati gli ultimi "compagni" di banco e i primi a scaricarlo.