No di Squinzi. Scettico il ministro Padoan. Morando: «No a riduzioni di liquidità»
ROMA Il problema è uno: individuare il meccanismo che possa aiutare le imprese a trovare quella liquidità da destinare ai lavoratori per l’anticipo del Tfr in busta paga. Problema non da poco. E infatti Renzi ne è consapevole: «Se le banche non prestano i soldi non si fa. Non si possono creare problemi alle piccole e medie imprese». In più bisogna convincere Confindustria e le imprese che «già non sanno dove sbattere la testa» sull’articolo 18: «Un totem ideologico - ripete Renzi - che riguarda solo 2.500 persone, ma rischia di essere fonte di incertezza». Sul jobs act Matteo Renzi gode dell’appoggio dei rappresentanti degli industriali, sostenitori della prima ora dell’abolizione dell’articolo 18, ma sul Tfr in busta paga il discorso è diverso. E oggi, nella sala Verde di Palazzo Chigi, Giorgio Squinzi dirà un sonoro “no” a questa idea: «Nuoce alle imprese e l’unico beneficiario è il fisco». Il premier tuttavia non ha intenzione di indietreggiare, nonostante le barricate anche di Confcommercio. Il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, che ieri ha incontrato Renzi, non sembra essere entusiasta dell’operazione tanto da non essersi mai esposto direttamente. Mentre il suo vice Enrico Morando ha provato a placare gli animi garantendo che «se l’intervento si farà non provocherà nessuna riduzione della liquidità delle aziende e dal Tfr dei lavoratori non sarà prelevato un euro in più di quello che viene prelevato oggi». Le ipotesi. Al momento la questione Tfr, che nel caso entrerà nella legge di stabilità, è all’attenzione dei tecnici. Tra le possibilità anche l’erogazione in soluzione unica a febbraio, l’effetto sarebbe quello di un secondo stipendio. Per non gravare sulle imprese l’ipotesi che sta circolando è quella di far intervenire le banche e la Cassa depositi e prestiti per anticipare alle imprese la liquidità necessaria, operazione che il governatore di Bankitalia Ignazio Visco aveva ritenuto possibile utilizzando i prestiti Tltro della Bce per le Pmi. Cisl e Cgil perplessi. I sindacati restano piuttosto scettici. La Cisl sarebbe d’accordo ma solo a condizione che sia su base volontaria, perché «si tratta di soldi dei lavoratori» e soprattutto se la «tassazione sarà pari a zero» perché solo così sarebbe un vantaggio per i lavoratori. «Altrimenti - sottolinea il leader uscente, Raffaele Bonanni - serve solo a incamerare 5 miliardi nelle casse dello Stato». Per la Cgil ci sono «molti problemi, compreso il fatto che viene sempre più il sospetto - secondo Susanna Camusso - che sia un modo per trovare risorse con una maggiore fiscalità». Anche la Cgia di Mestre non è convinta: «Con la riforma del lavoro e l’eventuale anticipazione del Tfr, le Pmi rischiano di pagare più tasse e di mettere in crisi la propria tenuta finanziaria». I calcoli. Secondo la fondazione studi dei consulenti del lavoro, il Tfr in busta paga raddoppierebbe in molti casi il bonus da 80 euro, la cifra oscillerebbe infatti dai 40 agli 82 euro. Ai lavoratori andrebbero circa 40 euro al mese in caso di Tfr erogato al 50%, circa 62 euro al mese se il Tfr sarà erogato al 75% e circa 82 euro in caso di Tfr al 100%. Se si decidesse di mantenere l’odierna agevolazione, l’ammontare mensile varierebbe di circa 5 euro in eccesso. La proposta del governo di anticipare la liquidazione in busta paga, sostiene ancora la Fondazione studi, «dovrebbe riguardare esclusivamente i dipendenti del settore privato, ovvero circa 12 milioni di lavoratori rispetto agli oltre 3 milioni del settore pubblico». Gli obiettivi. Con l’operazione Tfr, insieme a quella degli 80 euro, il premier intende rilanciare i consumi: un passaggio fondamentale della legge di stabilità, che ammonterà a 23-24 miliardi e che dovrebbe prevedere il rafforzamento degli sgravi Irap per le imprese (2-3 mld circa) ma non è detto che questo le accontenti nel caso in cui dovessero avere l’obbligo di versare il Tfr in anticipo. In ogni caso il premier è ottimista: «Sulla legge di stabilità stanno tutti a tifare perché le cose vadano male ma noi li freghiamo».