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Pescara, 24/11/2024
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Data: 08/10/2014
Testata giornalistica: La Repubblica
Sgravi contributivi per tre anni a chi assume a tempo indeterminato. Le modifiche all'articolo 18 saranno inserite direttamente nei decreti delegati

ROMA - Il governo si riserva di cambiare l'articolo 18 più in là, quando scriverà i decreti delegati del Jobs Act. E per questo nel maxi-emendamento su cui il Senato quest'oggi voterà la fiducia - sostitutivo dell'intero testo licenziato in commissione lo scorso 18 settembre - non vi sarà riferimento alcuno alla possibilità di reintegrare il lavoratore nei casi di licenziamento illegittimo discriminatorio e pure in gravissimi e selezionati casi di licenziamento disciplinare, come approvato nell'ordine del giorno del Pd della scorsa settimana. L'emendamento accoglierà però diversi "suggerimenti" partiti dal Nazareno. Il più importante dei quali, la vera contropartita alla cancellazione di fatto dell'articolo 18, è la concessione di sgravi fiscali al contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che con il Jobs Act diventa non solo la forma di contratto privilegiata e di riferimento, ma anche quella più conveniente, grazie a "vantaggi su oneri diretti e indiretti". In pratica meno contributi (previdenziali e assistenziali) da accompagnare, nei primi anni, ad esempio tre, alla deducibilità del costo del lavoro per i nuovi assunti dall'Irap o a specifici bonus.

E l'articolo 18? Mai entrato nel Jobs Act e ora espulso pure dall'emendamento governativo (ma al centro del dibattito di queste settimane con il premier propenso a una sua cancellazione), sarà oggetto di impegno politico. Quello che prenderà quest'oggi in Senato il ministro del Lavoro Poletti nella relazione illustrativa al disegno di legge, quando offrirà una sorta di "riconoscimento politico" all'ordine del giorno Pd. E spiegherà il percorso che intende seguire il governo per togliere il reintegro in tutti i casi illegittimi di licenziamento economico, risarcito solo con l'indennizzo. Ma lasciarlo, come promesso al Pd, per quello discriminatorio e quello disciplinare "tipizzato", ovvero in casi specifici tutti da scrivere. In grado di sterilizzare quel "margine eccessivo di interpretazione oggi riservato ai giudici", spiega una fonte di governo, ed "eliminare le ambiguità" che oggi portano "a reintegrare chi ha rubato, ma ha rubato poco e dunque il licenziamento è decisione troppo severa".

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