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Pescara, 24/11/2024
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Data: 08/10/2014
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
«Assunzioni facili senza bando e viaggi pagati coi soldi pubblici» I testimoni del pm raccontano la malagestione dell’Ato

PESCARA «In cinque anni non ho mai capito quale fosse il ruolo di Vincenzo Di Giamberardino. Di Fabio Ferrante si diceva che non fosse neanche diplomato e, per quanto riguarda le modalità di assunzione, non mi risulta che l'Ato abbia emanato in quegli anni bandi di evidenza pubblica». La tensione si legge chiara sul volto di Alessio Di Giulio, ex dipendente dell’Ato, una tensione mista alla sicurezza di chi è certo di aver scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora. E' stato lui uno dei cinque testi del pm Valentina D'Agostino nella prima udienza del processo a carico del cosiddetto «Partito dell'acqua», quello che, guidato dall'allora presidente Giorgio D'Ambrosio, avrebbe trasfomato in personalistica la gestione dell'ente Ato dal 2003 al 2007, ottenendone, tra favori e facili assunzioni, una serie di benefici tradottisi per D'Ambrosio in pranzi, cene e viaggi pagati con denaro pubblico, ma utili, secondo l'accusa, ad acquisire vantaggi per la campagna elettorale che di lì a poco lo avrebbe visto diventare sindaco di Pianella. Una carica cui D’Ambrosio teneva così tanto che - ha detto ancora Di Giulio - l'Ato stessa sembrava essersi trasformata in un comitato elettorale della Margherita. Ad aiutare D'Ambrosio c'erano, tra gli altri, proprio l'istruttore amministrativo dell'Ato, Vincenzo Di Giamberardino, e quello direttivo amministrativo, Fabio Ferrante, condannato a un anno con rito abbreviato per la presunta falsificazione della delibera 62 del 2007, quella con cui, due mesi prima della naturale scadenza, erano stati rinnovati diversi contratti, tra cui il suo e quello di un altro imputato, Sergio Franci. «Crediamo che quella delibera, datata 29 ottobre 2007 - ha detto in aula l'agente della Digos Domenico Pantalone - sia stata invece fatta un mese dopo, il 29 novembre, ma retrodatata perché la Regione, il 21 novembre, aveva approvato la riforma del sistema idrico integrato decidendo il commissariamento dell'ente. Cosa che - ha aggiunto - avrebbe impedito il rinnovo di quei contratti». La mala gestione era fatta di cene e pranzi «offerti» dal presidente per la sua campagna elettorale e rendicontate come spese di rappresentanza. D'Ambrosio avrebbe così ottenuto rimborsi da 150 a 810 euro. Tante le occasioni elencate da Pantalone: tra queste spiccano una cena di Natale pagata agli organi di rappresentanza dell'ente e costata 690 euro, quella da 400 euro offerta al cda e rimborsata due volte e altre due, datate 2004, per le quali non sono neanche mai state rinvenute le fatture. L'agente ha riferito anche in merito alla presunta laurea comprata da D'Ambrosio grazie al professor Luigi Panzone e provata - ha sostenuto - da telefonate e assegni rinvenuti durante le indagini e contestuali alle date degli esami sostenuti dall'ex presidente Ato. Il 14 ottobre di fronte alla Corte sfileranno i testi delle difese dei 12 imputati chiamati a rispondere, a vario titolo, di peculato, corruzione, abuso d'ufficio, falsità materiale in atti pubblici, falsità ideologica, distruzione di documenti, truffa ai danni dello Stato e in violazione dell'articolo 97 della Costituzione.

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