MONTESILVANO Giornata di svolta, a Montesilvano, con la convocazione del consiglio comunale per l’approvazione del bilancio di previsione, lo scoglio sul quale ha inciampato una settimana fa il sindaco Francesco Maragno, che al primo sgambetto da parte della sua maggioranza ha rassegnato le dimissioni. Scelta tattica, per ricomporre l’equilibrio da una posizione di forza, o passo definitivo? Quello che è accaduto ieri accredita la seconda ipotesi. Arrivato in Comune per l’ordinaria amministrazione Maragno si è concesso un lungo giro negli uffici distribuendo saluti a destra e a manca. Qualcuno lo interpreta come un gesto di cortesia («si è sempre comportato come un signore, sostengono alcune dipendenti»), altri invece raccontato che Maragno, «non essendoci le condizioni per rimanere», ha salutato in segno di commiato. In effetti non si capisce cosa farà il sindaco. Alcuni pensano che non tornerà sui suoi passi e l’amministrazione verrà messa da parte con l’arrivo di un commissario, che si limiterà ad applicare leggi. Altri sono convinti che il sindaco, sbarazzatosi di alcuni elementi rumorosi, opti per un auspicato ripensamento e torni a guidare il governo della città.
Il discorso più delicato riguarda direttamente il gioco delle alleanze e quindi il futuro dell’amministrazione. Il coordinatore di Forza Italia Nazario Pagano in una nota si augura che venga approvato il bilancio, che lo votino tutti e spera di poter ricomporre, di ricucire lo strappo per evitare che arrivi il commissario. «Francesco Maragno - aggiunge - ha un atteggiamento molto severo nei confronti dei cinque dissidenti. Ritengo che bisogna fare ogni sforzo per ricomporre lo strappo, fermo restando che quando si aderisce ad un partito bisogna rispettarne le regole e non si può fare ciò che si vuole. O si cambia atteggiamento o si cambia partito». Quest’ultima affermazione all’indirizzo dei dissidenti.
Quanto al voto del bilancio, passaggio decisivo per un’eventuale tregua, si stanno agitando le acque anche in casa Pd: la base rifiuta di offrire stampelle al centrodestra, ma una piccola pattuglia dell’opposizione, come Enea D’Alonzo (lista Montesilvano democratica), Feliciano D’Ignazio (Pd) e Gabriele Di Stefano (Pd), si dichiara pronta ad appoggiare la maggioranza, per scongiurare l’insediamento del commissario.
È certo che una terza esperienza di commissariamento del Comune rischia di pesare sulle sorti della città. Chi ha provocato la rottura politico-amministrativa di Montesilvano dovrebbe farsi un esame di coscienza, per i danni che la cosa sta provocando. Siamo in una fase di profonda crisi, molte famiglie vivono quasi sulla soglia della povertà e qualcuno si diverte a stabilire la propria supremazia. Se il sindaco abbandona, torneremo a votare e l’operazione sarà tutta a carico della cittadina, già indebitata per 65 milioni di euro.