Prima occupa gli uffici della Direzione generale del trasporto pubblico locale del Ministero dei Trasporti, poi "sequestra" in Campidoglio i vertici di Metro C. È un sindaco infuriato, Ignazio Marino, che a quattro giorni dal D-day dell’inaugurazione della prima tratta della linea C della metropolitana, al secolo l’opera più costosa d’Europa, ha scoperto che quel nastro non lo taglierà. Almeno non sabato come annunciato da tempo e confermato, incredibilmente, fino a due giorni fa. Il sospetto è arrivato sornione al piano nobile di Palazzo Senatorio l’altra sera, quando il via libera del Ministero non era ancora arrivato sul tavolo del sindaco. Poi la doccia fredda: il nulla osta non arriverà. È a quel punto che il primo cittadino deve aver capito che qualcosa nel suo cerchio fidato deve essere saltato e per questo è andato di persona negli uffici del ministero a caccia dei colpevoli:
«Non me ne vado fino a quando non ho il verbale con i colpevoli di un tale danno alle romane e ai romani». Una minaccia riuscita, almeno quella, e poco dopo il sindaco esce col verbale in tasca. Troppi gli inadempimenti tecnici. La colpa è del gestore, ovvero Atac. Un colpo al centro di un sistema che il sindaco è inevitabilemnte costretto a ridisegnare completamente, a partire dall’assessore alla Mobilità, Guido Improta (fino a ieri indicato come uno dei "fedelissimi" del sindaco) e dai vertici Atac. «Verrebbe voglia di prendere a calci nel sedere tante persone - si sfoga Marino - ma abbiamo scelto di farci guidare dall’interesse pubblico per evitare che quest’opera diventi un esempio di archeologia industriale, ci auguriamo che la ragionevolezza guidi il processo e si arrivi a far salire i cittadini sui treni della linea nei prossimi giorni». Un’emergenza improvvisa, che Marino ha affrontato da chirurgo, operando per la sopravvivenza di un paziente in agonia. Salvato il paziente però, si dovrà scegliere la terapia più adatta per la cura definitiva. Una terapia "di gruppo" che sinora non c’è stata o non ha funzionato. Possibile che l’assessore e l’Ad Atac non fossero al corrente di problemi così insormontabili, ignorando l’arrivo di un disastro politico e mediatico? La risposta tuttavia non cambia l’effetto. Il sindaco è stato lasciato cadere proprio sotto il treno della Metro C. Da solo. A cadere, adesso, saranno tuttavia altre teste. Il trasporto pubblico capitolino è al collasso. La storica debacle sulla Metro C non è che la ciliegina su una torta troppo amara per i cittadini. A loro è dovuto un rimpasto di giunta e l’azzeramento dei vertici Atac.