TERAMO Crescere un figlio sta ormai diventando un vero e proprio lusso. Un lusso sul quale incidono in maniera esorbitante i costi del trasporto scolastico e della refezione scolastica. Almeno a Teramo, dove la rabbia delle famiglie cresce di giorno in giorno arricchendosi di nuove forme di protesta simboliche che suonano come un vero e propro schiaffo morale nei confronti dell'amministrazione. Proteste come la petizione contro il caro mensa, lanciata in questi giorni e che ha già raccolto un centinaio di adesioni, o come quella messa in atto ieri mattina nella scuola dell'infanzia di Villa Mosca, dove le mamme hanno deciso di non far mangiare i figli a scuola a fronte dell'aumento dei buoni pasto deciso dal Comune. Un gesto clamoroso e perfettamente riuscito, tanto che ieri solo 11 bambini su 85, al momento di entrare nell'edificio, hanno consegnato il buono. Per tutti gli altri la campanella è suonata ad ora di pranzo, quando i genitori sono andati a riprenderli a scuola per farli mangiare a casa. «In realtà è come se l'adesione fosse stata del 100% - spiega una mamma - perché i genitori che hanno lasciato i bimbi a mensa sono quelli che per impegni di lavoro non potevano venire a riprenderli. E comunque la protesta è solo all'inizio». Oggi pomeriggio, infatti, le decine e decine di famiglie che sabato scorso hanno manifestato a piazza Martiri si ritroveranno di nuovo insieme, questa volta in piazza Orsini, sotto la sede del Comune, per un sit-in. «In questa occasione chiederemo all’amministrazione comunale chiarimenti in merito ai rincari dei servizi e alle condizioni di disagio e di dubbia sicurezza relative al servizio scuolabus - tuonano le famiglie, che si sono riunite in comitato - formulando proposte per una risoluzione pacifica della questione. Per rafforzare la nostra protesta, porteremo passeggini senza bambini occupando pacificamente la piazza». Un filo rosso che unisce le famiglie teramane alla «rivolta dei passeggini», che il 4 ottobre ha pacificamente «invaso» il Campidoglio a Roma per sensibilizzare il governo e le istituzioni locali ad avere una maggiore attenzione verso i bisogni delle famiglie italiane. E guai a parlare di strumentalizzazione politica, perché i genitori proprio non ci stanno. «Sono accuse che rigettiamo - spiegano - siamo solo genitori preoccupati per il benessere dei nostri figli a fronte di un forte aumento dei costi che impedisce o rende difficile utilizzare dei servizi che, sebbene non siano obbligatori per il Comune, sono fondamentali per le famiglie». Una situazione insostenibile a fronte della quale i genitori chiedono all'amministrazione di avviare un serio dialogo epr trovare soluzioni condivise. «E non si parli di spending review» concludono i genitori, puntando il dito contro «tante storie di ordinario spreco di denaro pubblico».