«A chi conviene che Prati di Tivo chiuda?» si domanda il presidente di Federalberghi regionale, Gianmarco Giovannelli. Il senatore Doriano Di Benedetto gli fa il paio invitando le Iene a salire da quelle parti.
In attesa che si emani il bando per l'affidamento della gestione degli impianti, il fiore all'occhiello della montagna teramana «sta morendo». «Non abbiamo più tempo» urlano gli operatori turistici locali che vedono la loro stagione compromessa sempre più: a rischio un'intera economia, si teme per il collasso delle aziende con la conseguente perdita di 120 posti di lavoro, di cui 20 a tempo indeterminato, oro di questi tempi.
A rischio anche i 15 posti della Siget. Non ne possono più dei ritardi di emanazione del bando perché il contratto di gestione degli impianti è già scaduto il 30 settembre e c'è ancora incertezza sulle pianificazioni delle attività economiche: bisogna già informare i turisti, deve essere avviata la vendita delle tessere stagionali e tanto altro ancora. «Il bando doveva essere emanato ad aprile da parte della Gran Sasso Teramano (proprietaria degli impianti, ndr), il danno d'immagine è enorme per i mille posti letto dei Prati» chiarisce Di Benedetto, nominato delegato dagli operatori turistici. «Inoltre abbiamo strutture che si stanno svalutando» riferisce l’imprenditore Gino Montauti «siamo con l'acqua alla gola e mi pare di intravedere una disorganizzazione ben organizzata». Per di più ci si mette anche il tempo a fare le bizze negli inverni scorsi.
Di Benedetto e gli imprenditori chiedono dunque che si emani al più presto il bando tenendo conto la congruità del canone, visto che gli incassi degli impianti quest'anno hanno toccato il minimo storico (440 mila euro, 650 mila nel 2013, 850 mila nel 2012). Inoltre gli operatori intendono mettere a disposizione il proprio contributo d'esperienza ed essere quindi della partita, o con un'associazione in compartecipazione con la Gran Sasso Teramano (socio di maggioranza la Provincia di Teramo) oppure con la gestione diretta degli impianti.
Qualcuno solleva il dubbio che si tiri la faccenda per le lunghe in attesa del responso delle elezioni del 12 ottobre in via Milli che decreterà il successore di Valter Catarra. «In Abruzzo le istituzioni hanno messo in ginocchio il turismo teramano» commenta il presidente Giovannelli.
«La gara è stata indicata dall'assemblea dei soci» si difende l'amministratore unico della Gran Sasso Teramano, Marco Bacchion. «Non possiamo dunque andare ad una trattativa privata (ci si riferisce alla proposta di compartecipazione o di gestione diretta degli operatori di Prati di Tivo, ndr) senza prima aver esperito una gara pubblica». Bacchion ha ipotizzato un bando quinquennale (per un affidamento a 5 anni) con un canone di 250 mila euro annui più Iva.