«Non credo» che la riforma del lavoro in Italia si tradurrà in massicci licenziamenti. Lo afferma il presidente della Bce, Mario Draghi, sottolineando che l’Italia è da anni in recessione e la disoccupazione è già elevata, le aziende hanno già agito. Secondo Draghi «l’Italia è da anni in recessione, la disoccupazione è già elevata e le aziende che volevano licenziare lo hanno già fatto». «La disoccupazione è un incentivo per i governi ad agire», aggiunge il presidente della Bce intervenendo al Brookings Institute secondo il quale «gli elettori devono mandare a casa i governi che non sono riusciti ad agire contro la disoccupazione». Draghi ha spiegato che le riforme del mercato del lavoro devono avere come obiettivo una facilitazione delle assunzioni, soprattutto dei giovani, non quello di semplificare i licenziamenti.
«Governi devono avere spazio di bilancio»
«Mettere in dubbio lo spirito del contesto di governance fiscale sarebbe autolesionista», auto distruttivo, afferma ancora il presidente Bce sottolineando che «i governi devono avere lo spazio di bilancio, e la sostenibilità delle finanze pubbliche non deve essere messa in dubbio». Il presidente della Banca centrale europea ha infine spiegato che nell’aerea euro «la ripresa modesta ha già perso slancio». Draghi ha quindi spiegato che, anche se non ci sono «rischi pervasivi e sistemici alla stabilità finanziaria», i tassi resteranno bassi per un periodo prolungato.
Bersani: la Camera discuta sul Jobs Act
A proposito di lavoro, Bersani è intervenuto in serata alla trasmissione Servizio Pubblico su La7 . «Non è vero che la vicenda è chiusa: c’è ancora la Camera e non sono d’accordo che la Camera non discuta» ha detto l’ex segretario, spiegando che la minoranza ha evitato la rottura sul Jobs Act «perché nessuna persona ragionevole può pensare a un vuoto di governo». «È inutile che si aspetti da me una coltellata. Preferisco prenderla» ha comunque assicurato l’ex segretario democratico, escludendo scissioni nel Pd. Il partito «ha sette anni di vita - ha spiegato - lo davano per morto ogni giorno, invece ha superato il periodo berlusconiano e ora c’è un partito riformista al governo del paese». Infine un messaggio a Renzi: «Matteo sputa sul 25% preso alle elezioni ma è con quello che governa il Paese». «Finché c’è un ideale di uguaglianza - ha proseguito l’ex segretario - quell’ideale io l’ho metto nel Pd. Si sta lì, si lavora lì - ha concluso - e non si accetta che il partito sia snaturato».