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Pescara, 24/11/2024
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10/10/2014
Il Centro
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Pezzopane: il Pd si muova. L’Aquila non può aspettare «E’ troppo timido col governo, serve un sottosegretario alla ricostruzione». E sulla sua relazione privata: solo i bigotti mi attaccano, le donne sono con me |
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PESCARA Il Pd abruzzese deve andare subito al congresso e porre con forza al governo nazionale il problema di un sottosegretario per la ricostruzione dell’Aquila. A dirlo è la senatrice Stefania Pezzopane, tra i candidati più accreditati a ricoprire il ruolo che è stato di Giovanni Legnini oggi vicepresidente del Csm. Senatrice Pezzopane che cosa rimprovera al Pd abruzzese? «Dopo le elezioni regionali l’attività della Regione è partita con un certo piglio, nel frattempo il partito è diventato ingestibile. E i ritardi nella decisione sulla data congressuale creano incertezza». Si è fatta un’idea dei motivi di questo ritardo? «Ho chiesto più volte al segretario Silvio Paolucci di riunirci dopo la vittoria elettorale , ma non è mai accaduto. Capisco che lui è molto impegnato ma ci sono questioni da affrontare e scelte da fare nel rapporto con il governo nazionale, in particolare sulla ricostruzione dell’Aquila che si sta ingarbugliando». L’uscita di Giovanni Legnini non ha favorito la cosa. «Diciamo che avevamo stabilizzato il quadro, perché Legnini con la sua esperienza parlamentare e con il suo stare all’interno del ministero dell’Economia era un grosso punto di riferimento per noi e per tutti i sindaci. Nel momento in cui a Legnini si è creata questa occasione il Pd non ha saputo immediatamente concordare un quadro nuovo per affrontare la ricostruzione». Credo che abbia posto la questione con Roma. E che sia stato proposto anche il suo nome. «Con toni troppo timidi. Un po’ perché l’incarico a Legnini viene visto nel Pd nazionale come un incarico di prestigio per l’Abruzzo, un po’ perché l’incertezza sulla gestione del partito regionale lo rende poco aggressivo e con scarsa presa sulle scelte che deve fare Roma. Nel frattempo la questione all’Aquila è degenerata, pensi solo al caso dei balconi. E anche la visita di Matteo Renzi si pone in questo quadro un po’ nebuloso, per cui è urgente un compattamento di tutto l’Abruzzo». Forse Renzi rimanda la visita all’Aquila perché non può promettere molto? «Lui una cosa importante la può dire, perché nello sblocca cantieri questo governo per la prima volta mette 250 milioni di euro spendibili nel 2014. Complessivamente con Letta e Renzi abbiamo postato 2 miliardi nel Cratere, Monti non ci mise un euro». Ma c’è una cosa che Renzi non potrà dire e che invece lei vorrebbe fosse detta? «Renzi non potrà dire la certezza del flusso finanziario, certezza che può venire solo da una autorevole trattativa con l’Unione Europea, iniziata da Legnini e ora interrotta. Ma Renzi potrebbe anche dirci cose su altre questioni che, pur essendo scelte nazionali, coinvolgono l’Abruzzo, come Ombrina, su cui la Regione si sta spendendo con molta determinazione. Noi quando abbiamo dovuto spingere sul governo, su qualsiasi governo, abbiamo dovuto sempre alzare la voce: anche questa volta toccherà farlo compattando anche il partito». A proposito di partito, come giudica questa discussione sul crollo delle tessere? «Penso che ci sia errore culturale: quando si vincono elezioni si pensa si possa fare a meno del partito. Io penso l’opposto e per questo credo sia utile avere un gruppo dirigente che discuta nelle sedi opportune». L’Aquila potrebbe chiedere un segretario regionale? «All’interno del partito aquilano non si è posto questo problema. È però importante che il nuovo segretario sia attento alla grande emergenza dell'Aquila». La forte esposizione mediatica della sua relazione con un uomo di spettacolo come Simone Coccia Colaiuta l’hanno danneggiata politicamente? «Non credo. Certo, sono emerse critiche e anche cattiverie, ma sui sociali ho raddoppiato gli amici, e sento parole di incoraggiamento anche dai miei colleghi, e non solo da quelli di centrosinistra. Poi da tutta Italia ricevo messaggi, soprattutto di donne, che vedono nella mia storia così trasparente e franca una rivincita contro un certi atteggiamenti bigotti e ipocriti».
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