Non c’è solo la Metro C, con decine di tecnici e dirigenti non in grado di controllare che un’inaugurazione annunciata da alcuni mesi possa avvenire nei tempi previsti. Il caso degli alberi di piazza Massari a Bari o dei treni che non possono circolare in Friuli Venezia Giulia sono confinati in ambito locale dai media e non hanno avuto un rilievo nazionale, anche se sono – se possibile – ancora più gravi.

A Bari, un architetto (o geometra?) folle ha risistemato una piazza dimenticandosi degli alberi che stanno lì da qualche decina d’anni. Le foto delle povere piante che sono quasi segate dalle piastre di cemento mentre l’aiuola si trova tutta dall’altra parte gridano vendetta e meriterebbero la mobilitazione come accade nel caso delle torture agli animali. E’ probabile che qualche volenteroso capomastro abbia tentato di far osservare l’assurdità di quel progetto, ma si sia imbattuto nel muro del “non è mia competenza” o nella paura di ammettere l’errore. Ora – dopo lo scandalo esploso sui giornali – si corre ai ripari, ma sono comunque soldi buttati dalla finestra e alla fine ne verrà fuori quella che si dice “una pezza a colore”.

Anche dall’altro capo della penisola non ci si è fatta mancare la “genialata” di turno: la Regione Friuli Venezia Giulia ha acquistato dalla spagnola CAF dei nuovi convogli regionali ma si è “dimenticata” di controllare che avessero le prescritte autorizzazioni a circolare sui binari italiani. Morale della favola: i treni già acquistati sono fermi in deposito perché il tempo minimo per ottenere l’omologazione necessaria è di circa sei mesi. Deve essere successo qualcosa in questo Paese che ha sempre avuto generazioni di tecnici all’avanguardia e capaci di essere maestri in tutto il mondo: c’è chi punta il dito verso l’invadenza della politica, e questo aumenta l’esigenza di dare un taglio col passato (comunque lo si giudichi) e provare ad aprire una pagina nuova.